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TESI DI LAUREA in Economia Civile VOICE OR - Aiccon

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la svalutazione del capitale fisso, <strong>in</strong>teso come esaurimento – depletion – delle<br />

risorse naturali, né tantomeno l’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento. Inoltre, il PIL ignora tutte le<br />

attività non di mercato che aumentano il benessere della società ma non<br />

producono flussi f<strong>in</strong>anziari, come, ad esempio, il volontariato. Inf<strong>in</strong>e, sono<br />

escluse dal calcolo del PIL le transazioni illegali e le attività sommerse;<br />

b. la difficoltà di un confronto <strong>in</strong>tertemporale: le quantità prodotte di ogni bene,<br />

oppure il loro prezzo, possono variare di anno <strong>in</strong> anno, oppure ancora alcuni<br />

beni possono uscire dalla produzione, rimpiazzati da altri;<br />

c. la difficoltà di un confronto <strong>in</strong>ternazionale: ogni s<strong>in</strong>golo paese adotta<br />

particolari criteri per la sua valutazione, il che rende impossibile confrontare<br />

direttamente il PIL fra più paesi. Inoltre, a ciò si aggiunge il problema del<br />

tasso di cambio da adottare per rendere omogenei i dati: convertire tutti i dati<br />

<strong>in</strong> un’unica valuta (solitamente US $ PPA) secondo il tasso di cambio<br />

nom<strong>in</strong>ale può essere fuorviante, <strong>in</strong> quanto esso solitamente riflette, oltre a<br />

quelli reali, gli aspetti speculativi di un’economia;<br />

d. i problemi di distribuzione e redistribuzione: il PIL non rileva come realmente<br />

il prodotto nazionale sia effettivamente suddiviso all’<strong>in</strong>terno della popolazione<br />

del paese considerato.<br />

3.1.3 Lo sviluppo umano e l’H<strong>DI</strong><br />

Tutti i sovresposti limiti del PIL hanno fatto emergere, negli ultimi anni, un<br />

paradigma oggettivamente diverso da quello della modernizzazione, il quale si orienta<br />

piuttosto allo studio e all’<strong>in</strong>tervento su condizioni percepite come oggettivamente<br />

negative che costituiscono un problema di specifici gruppi sociali.<br />

In anni più recenti, <strong>in</strong>fatti, ci si è accorti che la crescita economica è solo una<br />

componente di un concetto più ampio di sviluppo e che, perciò, il PIL è un <strong>in</strong>dicatore<br />

riduttivo e non totalmente efficace per la misurazione della situazione di benessere di<br />

una popolazione (a meno che, l’accezione di “benessere” sia quella utilitaristica).<br />

Come esposto già nel 1971 da Mahbub Ul Haq, ispiratore e successivamente ideatore<br />

del primo “Rapporto sullo sviluppo umano” (o Human Development Report) (1990),<br />

l’idea di base è la seguente:<br />

“ci avevano <strong>in</strong>segnato ad occuparci solo del prodotto <strong>in</strong>terno lordo<br />

perché poi quest’ultimo si sarebbe preso cura della povertà.<br />

Ribaltiamo questa op<strong>in</strong>ione, occupiamoci della povertà perché ciò, a sua volta,<br />

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