Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul
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SCUOLA ELEMENTARE A TEMPO PIENO DI TIMAU - CLEULIS<br />
pello anch’esso nero, tratteneva un fazzoletto del medesimo colore oppure una maschera<br />
scura.<br />
In mano portavano, come simbolo, una mace - bastone o una scopa di rami di<br />
betulla, usata comunemente per ripulire la stalla.<br />
L’ultimo giorno, con la scopa, idealmente, cacciavano via le feste e recitavano, a<br />
coppie, queste semplici rime:<br />
126<br />
- Ooooh Caresima, mesima, lungje e stuarte come une tuarte.<br />
- Carnevalt! Besovalat!<br />
Elemos<strong>in</strong>avano cotiche di maiale, lardo, salsicce…e siccome le famiglie erano povere,<br />
raramente raccoglievano qualcosa.<br />
I bamb<strong>in</strong>i, con il volto sporco di fuligg<strong>in</strong>e -<strong>in</strong>fresonât, portavano appesa alla vita un<br />
cesto usato per contenere le patate - la spartule, per raccogliere le offerte di crodies,<br />
argjel, une part di polente o un toc di formadi; erano particolarmente rumorosi e si<br />
annunciavano urlando a squarciagola - scriulant.<br />
L’altra maschera era quella del Sampogn.<br />
Figura paurosa e selvaggia con il volto e le mani sporchi di fuligg<strong>in</strong>e - muse <strong>in</strong>fresonade,<br />
<strong>in</strong>dossava una camicia da lavoro sopra pantaloni di velluto a coste lunghi f<strong>in</strong>o<br />
al g<strong>in</strong>occhio, grossi calzettoni di lana e, ai piedi, scarpacce o grossolani scarponi con<br />
i ramponi - scarpes cu las grifes.<br />
La caratteristica consisteva nel portare, legati sulla schiena con funi da fieno -<br />
saul<strong>in</strong>s, uno o più campanacci (quelli portati dalle mucche o dai vitelli <strong>in</strong> malga) che<br />
rimbalzavano sulle gobbe posticce.<br />
Caratteristica era anche l’andatura saltellante che permetteva la produzione di<br />
suoni ritmati.<br />
Nessuno aveva il potere di far smettere il rumore prodotto, solamente il sampogn<br />
decideva quando farlo.<br />
Appesi attorno alla vita o al petto avevano delle cotiche, delle salsicce, delle orecchie<br />
di maiale che, legate con uno spago, venivano mordicchiate di tanto <strong>in</strong> tanto.<br />
La tesa del cappello era ornata con rametti d’abete mentre il volto era ricoperto da<br />
uno spesso strato di fuligg<strong>in</strong>e - cjal<strong>in</strong> con la quale amavano sporcare la faccia dei<br />
malcapitati, a volte usavano il grasso delle cotiche.<br />
Generalmente le maschere imperversavano durante la notte e, al matt<strong>in</strong>o, prima di<br />
rientrare <strong>in</strong> casa, era d’obbligo fermarsi al lavatoio per togliersi la fuligg<strong>in</strong>e e far passare<br />
la stanchezza.<br />
Il mezzo di trasporto è stato, per lungo tempo, un carro, a volte preso anche <strong>in</strong><br />
affitto nei paesi vic<strong>in</strong>i, tra<strong>in</strong>ato dai cavalli; di recente esso è stato sostituito dal trattore.<br />
Queste compagnie, dopo aver girato il proprio paese, visitavano quelli più vic<strong>in</strong>i.<br />
Il sampogn non entrava nelle case ma si limitava alle vie e ai locali pubblici.<br />
Questa maschera si può <strong>in</strong>contrare ancora solo il giovedì e il martedì grasso.<br />
Quaderni di <strong>cultura</strong> <strong>timavese</strong>