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Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul

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ANGELO ARBOIT<br />

- Oh bella! Perché non ha da lasciarci passare?<br />

- Eh, lo so ben io il perché!<br />

E tirava <strong>in</strong>nanzi come chi sospetta di un qualche agguato.<br />

Giunta <strong>in</strong> faccia a Cleulis, presso il Moscardo, si alzò sulla punta dei piedi, si fè<br />

visiera deella mano, e fissando gli occhi <strong>in</strong> un punto determ<strong>in</strong>ato:<br />

- Si muove! Si muove! Esclamò spaventata.<br />

- Cos’è che si move? Le chiesi.<br />

- La Muse, cont<strong>in</strong>uò. Non vedete voi la terra che camm<strong>in</strong>a lentamente colle<br />

pietre, colle zolle, coi cespugli, colla stessa strada sul dorso?<br />

Per quanto fossi stato prevenuto, il dì prima, dello strano fenomeno del Moscardo,<br />

non potei tenermi dal credere che la donna avesse dato volta al cervello, specialmente<br />

quando la vidi correre <strong>in</strong> giù verso il Bût. Onde temendo ch’ella non andasse a precipitarvisi<br />

le tenni dietro, e:<br />

- Fermatevi! Fermatevi! Le gridai.<br />

- Correte, correte! Mi rispose ella, saltando di pietra <strong>in</strong> pietra, o non siete più a<br />

tempo.<br />

Disperato di non poterla tosto raggiungere la seguii il più da vic<strong>in</strong>o possibile e<br />

passai con essa il letto del torrente, nel quale non v’era che pochissima acqua. Come<br />

appena salì sulla sponda che guarda Rocca Bertranda, si volse verso di me, e:<br />

- Siamo salvi, mi disse!<br />

- Abbiamo forse corso pericolo? Le domandai stupefatto.<br />

- Si, replicò; osservate mò, come va.<br />

E m’<strong>in</strong>dicava la ghiaia che <strong>in</strong> effetti andava <strong>in</strong> giù senza punto scomporsi.<br />

- E’ la Muse! Mi disse.<br />

- Ma perché si muove? Le chiesi.<br />

- Lo so io il perché, rispose segnandosi; ma non è questo il luogo di parlarne.<br />

Venite, venite.<br />

La seguii.<br />

Ecco ciò ch’ella m’ha raccontato a voce sommessa, camm<strong>in</strong> facendo.<br />

206<br />

• Mastro Silverio •<br />

Visse qualche secolo fa a Paluzza un uomo, di nome Silverio, molto avido di denaro,<br />

e senza cuore pei poveri. Costui avendo preso <strong>in</strong> affitto la montagna di Primosio,<br />

ch’è sopra il Moscardo, pensava al modo di poter divenirne padrone con un colpo di<br />

mano. Carte non ne aveva fatte al proprietario, testimoni al contratto di fittanza non ve<br />

ne furono, e da lunga pezza la possedeva; onde facilmente si persuadeva di poterla dir<br />

sua senza timore del carcere. Ma gli dava pensiero il giuramento, e vedeva a mal<strong>in</strong>cuore<br />

appressarsi il giorno, nel quale secondo i patti doveva restituire la montagna. Il<br />

diavolo però andava tentandolo, e stuzzicandone <strong>in</strong> tutti i modi l’avidità per mezzo della<br />

sua donna. Infatti apertosi un di con essa sul proposito del giuramento, questa motteggiandolo<br />

gli disse:<br />

Quaderni di <strong>cultura</strong> <strong>timavese</strong>

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