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Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul

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EMILIO DI LENA<br />

Fig. 5: Il Santuario del Santissimo Crocifisso prima della trasformazione <strong>in</strong> Tempio Ossario.<br />

mare? E nel maneggiare i fossili che riord<strong>in</strong>ava nelle sue raccolte, s’<strong>in</strong>travedeva la<br />

passione e la cura che vi metteva, quasi a sottol<strong>in</strong>eare la preziosità dei reperti trovati.<br />

Era la stessa medesima fiamma che ardeva <strong>in</strong> lui e nel suo maestro di paleontologia,<br />

l’on. Prof. Michele Gortani, allorché riuscivano a scoprire nuove rocce che, sotto<br />

l’abile mantello di frattura, se colpite, facevano emergere nuovi esseri viventi pietrificati<br />

da sottoporre a studi e controlli.<br />

Nelle ricerche effettuate sulla sua attività di studioso della paleontologia (studio<br />

degli avanzi fossili di animali e piante) non mi sono mai imbattuto anche <strong>in</strong> attività che<br />

riguardassero l’osservazione e lo studio delle piante e ciò anche con un po’ di meraviglia<br />

poiché, di solito, è anche questo aspetto della natura che affasc<strong>in</strong>a i ricercatori.<br />

Anche a me è capitato negli anni Sessanta, allorché come S<strong>in</strong>daco del Comune di<br />

Paluzza scarp<strong>in</strong>avo di tanto <strong>in</strong> tanto sulle montagne <strong>in</strong> visita ai boschi o alle malghe, di<br />

sostare <strong>in</strong>curiosito con Attilio Silverio, il capo guardia della Condotta Forestale, a delimitare<br />

<strong>in</strong> mezzo alle rocce un riquadro di terreno per scoprire e ammirare <strong>in</strong> esso le<br />

<strong>in</strong>numerevoli pianticelle che vi crescevano. E rimanevo stupito ogni volta di trovare<br />

sempre almeno una quarant<strong>in</strong>a di fiori e piant<strong>in</strong>e di specie diverse, che a quasi 2000<br />

metri di altitud<strong>in</strong>e vivevano la loro vita gioiosa, carica di colori dalle delicate sfumature<br />

e olezzante di strani profumi. E perciò non mi capacitavo come mai Don Tita non<br />

avesse lasciato alcun cenno di attente osservazioni anche sulle piante da pari ricercatore<br />

come lui era. Tanto più che era comune nei sacerdoti di allora, che forse avevano<br />

un po’ di più tempo anche per lavori d’evasione, di esercitare <strong>in</strong> paese un po’ di<br />

medic<strong>in</strong>a popolare legata alla coltivazione e all’uso delle piante adatte alla cura dei<br />

malanni del tempo. E’ un po’ quello che aveva fatto proprio don Floriano Dorotea,<br />

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Quaderni di <strong>cultura</strong> <strong>timavese</strong>

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