Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul
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GIULIO DEL BON - MAURO UNFER<br />
re Van<strong>in</strong>o da Naun<strong>in</strong>a e Matteo di Lena da Rivo.<br />
Questa la successione dei fatti: il primo settembre 1602, verso le tre di notte, costoro,<br />
mal <strong>in</strong>tenzionati ed armati di sassi e di “diverse sorti d’armi” assalirono la casa<br />
della sventurata Cater<strong>in</strong>a con lancio di pietre “et poi, aperto esso uscio, entrar<br />
dentro, dove trovata essa Cater<strong>in</strong>a appresso il suo letto, gli abb<strong>in</strong>o gli suddetti<br />
Biagio et Antonio menato con la spada molte piattonate a torno la schiena, et<br />
Biagio oltra ciò l’habbia ferita ad effusione di sangue nella faccia...”. La poveretta<br />
si ritrovò con una ferita “ di larghezza di diti dui, et con deturpazione di essa faccia”.<br />
Denunciati, solamente il Matteo Van<strong>in</strong>o e Matteo di Lena si presentarono, per<br />
discolparsi, davanti alla giustizia e perciò non furono perseguiti. Non così gli altri che,<br />
dichiarati contumaci, il 3 settembre dell’anno successivo (anche allora la giustizia era<br />
lenta) vennero tutti condannati. Mentre Daniele e Nicolò se la cavarono con 100 lire di<br />
multa, ben più severo fu il castigo verso Biagio di Centa e Antonio delli Zotti: entrambi<br />
furono banditi dalla Terra di Tolmezzo e dalla Giurisdizione della Carnia per 10 anni,<br />
“et se durante esso bando romperanno li conf<strong>in</strong>i... essi rei siano mandati a servire<br />
sopra le galere del Serenissimo Dom<strong>in</strong>io Veneto per anni tre”. 22<br />
Ma le disgrazie, per la povera Chiaraz<strong>in</strong>a, non erano f<strong>in</strong>ite. Memore delle sofferenze<br />
patite e, forse, anche per ovviare alla solitud<strong>in</strong>e, aveva accolto <strong>in</strong> casa sua un certo<br />
Zuanne (Giovanni) Peregr<strong>in</strong>o detto “Zuffetto” della Val Camonica (giurisdizione di<br />
Brescia) e costui “tenendola a sua requisitione” aveva “con lei havute due putte,<br />
non obstante che sia amogliato”. In pratica, cosa <strong>in</strong>audita per quei tempi, la<br />
Cater<strong>in</strong>a conviveva con un uomo già sposato. E fu proprio il suo compagno che gli<br />
segnò il dest<strong>in</strong>o.<br />
Il 16 dicembre del 1605, di bel matt<strong>in</strong>o, volendo il Zuffetto “conzar un paro di<br />
scarpe che gli erano state date a conzare, et detta Cathar<strong>in</strong>a non volesse che le<br />
conzasse, habbia subito guidato da diabolico spirito, tolto <strong>in</strong> mano un manar<strong>in</strong>o,<br />
et con quello gli habbia dato una percossa <strong>in</strong> su la testa sopra l’orecchia<br />
s<strong>in</strong>istra con rottura del craneo,... qual ferita era mortale, oltra altre percosse, ..<br />
per le quali percosse l’<strong>in</strong>felice Chatar<strong>in</strong>a passò da questa vita all’altra et è<br />
morta”.<br />
Breve parentesi: del seppellimento di questa Cater<strong>in</strong>a non v’è traccia nei registri<br />
parrocchiali di Paluzza; forse a causa della sua tragica f<strong>in</strong>e o, più probabile, del suo<br />
umile stato sociale ed anche di convivente.<br />
L’assass<strong>in</strong>o, qu<strong>in</strong>di, si dette alla fuga e si rese latitante agli ord<strong>in</strong>i di comparizione<br />
davanti ai giudici di Tolmezzo. Costoro, il 21 febbraio 1606 lo processarono <strong>in</strong> contumacia<br />
e, “Invocato il nome di Giesù Cristo Signore nostro”, sentenziarono “ che<br />
detto Zuanne, per il sudetto homicidio per lui commesso, sia perpetuamente bandito<br />
da questa Terra et sua Giurisditione, et anco dal sopradetto luogo di Vezza<br />
(Vezza d’Oglio) di Val Camonica; et se <strong>in</strong> alcun tempo romperà i conf<strong>in</strong>i et venirà<br />
perso, sia condotto al luogo solito della Giustizia, dove per il m<strong>in</strong>istro di quella,<br />
sopra un em<strong>in</strong>ente solaro, gli sia tagliata la testa dal busto si che egli mora, et<br />
poi il suo cadavere sia diviso <strong>in</strong> quattro quarte, quali siano poste sopra le for-<br />
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Quaderni di <strong>cultura</strong> <strong>timavese</strong>