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Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul

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GUIDATO DA DIABOLICO SPIRITO ...<br />

Uno di questi orribili delitti avvenne nel 1557. L’autrice fu una tale Cater<strong>in</strong>a, figlia<br />

del fu Giovanni de Ianisi di Tolmezzo, che rimasta gravida a seguito di una relazione<br />

extra coniugale cercò <strong>in</strong> ogni modo di celare questo suo stato. Allorchè partorì, “humani<br />

generis <strong>in</strong>imicum, spiritu diabolice <strong>in</strong>stigata” (istigata dallo spirito diabolico e<br />

dal nemico del genere umano), “dictam creatura clam proiect et deseruit quadam<br />

latr<strong>in</strong>a domus sue habitazionis site <strong>in</strong> Tumetio, ita eam suffocando et enecando”<br />

( gettò e abbandonò di nascosto nella latr<strong>in</strong>a della sua casa detta creatura, <strong>in</strong> questo<br />

modo soffocandola e uccidendola).<br />

Per questo mostruoso misfatto, la suddetta Cater<strong>in</strong>a Ianisi fu bandita <strong>in</strong> perpetuo<br />

dalla Terra di Tolmezzo e da tutta la sua giurisdizione. 11<br />

Altro ed ancora più <strong>in</strong>quietante fatto accadde nel 1607. Protagonista fu una donna<br />

di Liariis di Ovaro, certa Margherita figliola di Daniele de Misdariis, divenuta “pregna”<br />

(gravida) con il custode degli armenti di detta villa. Avendo ella “voluto occultare<br />

tale sua gravidanza, quando fu venuta l’hora del parto, si sia ritirata fuori<br />

della villa, et redotta <strong>in</strong> un prato sopra Chial<strong>in</strong>a, et ivi secretamente habbia<br />

partorito dui creature, videlicet (cioè) un putto et una putta, senza aver chiamato<br />

<strong>in</strong> aiuto alcuna donna........ quali creature furono di poi trovate morte sotto<br />

certi sassi...” Nonostante la Margherita si fosse proclamata <strong>in</strong>nocente, sostenendo<br />

che una bimba era nata morta e che l’altra morì subito dopo, ella venne immediatamente<br />

<strong>in</strong>carcerata. Rimase <strong>in</strong> tale stato s<strong>in</strong>o a quando, due anni dopo, processata e<br />

ritenuta colpevole si sentenziò che “sia posta alla berl<strong>in</strong>a, dove habbia a stare per<br />

un hora, et poi sia frustata dal m<strong>in</strong>istro della Giustizia a torno la Terra (cioè <strong>in</strong><br />

giro per Tolmezzo); et resti anco bandita da questa Terra et sua Giurisdizione<br />

perpetuamente...” 12<br />

Segnaliamo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, nello stesso anno, un procedimento contro una giovane di Fusea,<br />

accusata di aver soffocato la sua creatura partorita segretamente e, al solito,<br />

senza alcun aiuto da parte di donna. Anch’essa fu subito carcerata ma, nonostante<br />

fosse sottoposta alla tortura, non smise di proclamare la propria <strong>in</strong>nocenza, sostenendo<br />

che la piccola era nata morta. I giudici, alf<strong>in</strong>e, le credettero e la rilasciarono. 13<br />

Alle volte, pur non desiderando la creatura, non si arrivava all’<strong>in</strong>fanticidio, bensì si<br />

abbandonava il bimbo appena nato. Di ciò fu riconosciuto colpevole, nel 1609, Francesco<br />

Veritti da Terzo di Tolmezzo per aver portato, con la complicità del padre Floriano<br />

e del fratello Nicolò “ <strong>in</strong> una cossa di brazadore di notte et lasciata sopre l’uscio<br />

dell’ Hospedale de Venzone” la bimba appena nata da una relazione con Sabbata,<br />

la sua ancella.<br />

Da notare che detta Sabbata era stata precedentemente cacciata di casa dal Veritti,<br />

appena costui si era accorto della sua gravidanza. Tutti e tre gli imputati se la<br />

cavarono con un’ammenda, ma della madre e della sua figlioletta non si seppe più<br />

nulla. 14<br />

Anche <strong>in</strong> Paluzza si verificarono, tra il 1747 ed il 1768, ben quattordici casi di<br />

bamb<strong>in</strong>i abbandonati. Si trattò del fenomeno dei “bamb<strong>in</strong>i esposti”, lasciati presso<br />

chiese o abitazioni di persone facoltose della parrocchia. Mani pietose li raccolsero,<br />

Tischlbongara piachlan<br />

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