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Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul

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GIULIO DEL BON - MAURO UNFER<br />

le coste mendose (costole), alla parte s<strong>in</strong>istra, ....... per la quale mezzo quarto<br />

d’hora dopo, rese lo spirito al Creatore.”<br />

Dapprima <strong>in</strong>carcerato e poi rimesso <strong>in</strong> libertà, non si presentò al processo. Con<br />

questa aggravante, pertanto, fu condannato al bando perpetuo ed anche per lui, nel<br />

caso “rompesse i conf<strong>in</strong>i (avesse, cioè, rimesso piede <strong>in</strong> Carnia)”, ci sarebbe stata la<br />

pena capitale (“sia condotto sopra un em<strong>in</strong>ente palco nella pubblica piazza, et<br />

ivi ...... sia impiccato aff<strong>in</strong>chè non muora”). 28 Di Odorico Del Bon si sono perse le<br />

tracce.<br />

• sacrilegio <strong>in</strong> Timau •<br />

Parliamo ora del furto sacrilego avvenuto nel 1791 <strong>in</strong> Timau, nella chiesa di Santa<br />

Geltrude, quando furono rubate due lampade d’argento ivi custodite, appartenenti alla<br />

chiesa del SS. Crocefisso del medesimo luogo. Protagonista fu Nicolò del fu Matteo<br />

Mentil da Timau, con la complicità di un paluzzano.<br />

Recitano gli atti processuali:<br />

“Alla vigilia di dette SS.me Feste Natalizie, il nonzolo della suddetta<br />

Chiesa di S. Geltruda portatosi per levare da detta cassa le nom<strong>in</strong>ate<br />

lampade per addobbare la Chiesa medesima, dopo aperta con la chiave<br />

la detta cassa trovò mancanti le lampade medesime. Resi di ciò avvisati li<br />

Capi di quel Comune, e direttori di essa Chiesa, fu tenuta dai medesimi<br />

traccia accurata per rilevare il ladro o ladri di tal furto, che supponevasi<br />

essere stato praticato mediante chiavi posticcie per non essersi trovata<br />

alcuna rottura; ed <strong>in</strong> progresso vennero di rilevare che detto Mentil avea<br />

venduto le catenelle di dette lampade nel luogo di Cattesio (Kötschach),<br />

Stato Austriaco; quali recuperate mediante quel Giurisdicente, e depositate<br />

<strong>in</strong> quest’Officio”.<br />

Non furono <strong>in</strong>vece recuperate le due lampade. In seguito di ciò il Mentil venne<br />

arrestato e nel corso dell’<strong>in</strong>terrogatorio confessò “di essere stato suo compagno<br />

Valent<strong>in</strong>o della Mart<strong>in</strong>a sarto <strong>in</strong> Paluzza; e ciò mediante le chiavi naturali tanto<br />

della cassa che di detta Chiesa, che seppe levare dalla casa del nonzolo della<br />

chiesa medesima dal sito ove stavano riposte, e che dopo praticato detto furto le<br />

restituì nel sito medesimo”.<br />

Fu qu<strong>in</strong>di perseguito dalla giustizia anche il Della Mart<strong>in</strong>a, per il quale venne istruito<br />

procedimento separato; purtroppo non ci sono pervenuti tali atti.<br />

Sappiamo, <strong>in</strong>vece, che il Mentil rimase <strong>in</strong> carcere s<strong>in</strong>o al giorno della sentenza,<br />

emessa il 17 agosto del 1795; particolarmente dura, recita così: “Che l’oltrascritto<br />

Nicolò q. Mattia Mentil della villa di Timau di questa Giurisdizione, retento ed<br />

esistente <strong>in</strong> una di queste prigioni sia e si <strong>in</strong>tenda condannato sopra una galera<br />

de condannati di questo Augusto Serenissimo Dom<strong>in</strong>io Veneto per uomo de remo,<br />

con ferro ai piedi per anni 7 cont<strong>in</strong>ui, ed <strong>in</strong> caso di sua <strong>in</strong>abilità, sia e s’<strong>in</strong>tenda<br />

condannato <strong>in</strong> una di queste prgioni serrata alla luce per anni 7 cont<strong>in</strong>ui, dalla<br />

quale, e dalla galera fuggendo, sia e s’<strong>in</strong>tenda bandito da questa Terra sua<br />

60<br />

Quaderni di <strong>cultura</strong> <strong>timavese</strong>

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