Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul
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GIULIO DEL BON - MAURO UNFER<br />
vivere...”. Quale monito contro simile scandalo e pessimo esempio Domenico Pasch<strong>in</strong>o<br />
fu condannato al bando cont<strong>in</strong>uo per c<strong>in</strong>que anni. 7<br />
Stupro, adulterio ed <strong>in</strong>cesto: queste le colpe commesse da Giacomo Iaconutta da<br />
Agrons di Ovaro e per ciò chiamato, nel 1608, a rispondere davanti ai giudici di Tolmezzo.<br />
Costui, di professione carradore, teneva a servizio presso di sè Valent<strong>in</strong>a, figlia di<br />
una cug<strong>in</strong>a della moglie (considerata “nezza”, cioè nipote) e da lei si faceva accompagnare<br />
nel suo lavoro. Un giorno, essendo rientrati a casa di sera entrambi ubriachi<br />
dopo aver scaricato del v<strong>in</strong>o nella villa di Comeglians, il Giacomo, approffittando dell’assenza<br />
momentanea della moglie, si collocò “a dormire con detta sua nezza <strong>in</strong> un<br />
istesso letto, dove esso Iacomo habbia <strong>in</strong> quella notte havuta copula carnale<br />
con la sudetta Valent<strong>in</strong>a, perilchè ella divenne pregna, et partorito un figliolo<br />
maschio <strong>in</strong> casa di detto Iaconutta, havendo <strong>in</strong> un istesso tempo detto Iacomo<br />
commesso stupro, adulterio, et <strong>in</strong>cesto ...”.<br />
Giacomo Iaconutta <strong>in</strong>vocò come attenuante lo stato di ebrezza <strong>in</strong> cui entrambi si<br />
trovavano al momento del rapporto carnale; i giudici gli mostrarono comprensione e<br />
perciò se la cavò con Lire cento di sanzione. 8<br />
Anche un patto matrimoniale non rispettato poteva portare ad un epilogo violento.<br />
Accade nel 1780 <strong>in</strong> Paluzza e protagonista fu Nicolò delli Zotti abitante <strong>in</strong> quel luogo.<br />
Egli si era impegnato, nel 1780, a contrarre matrimonio con Maddalena, vedova di<br />
Michele Forabosco della medesima villa; senonchè, ebbe un ripensamento e questo<br />
provocò le rimostranze della promessa sposa avanti al giudice competente. Ciò però<br />
non piacque affatto al Nicolò il quale, istigato dal padre Pietro, tese un agguato alla<br />
vedova e, “brancandola per un braccio, poscia con un pugnale di cortello, di<br />
cui <strong>in</strong> una mano proveduto stava, dasse con esso nella vita d’essa donna molti<br />
gravi colpi...”. Soltanto l’accorrere di alcune persone salvò la vita alla povera Maddalena<br />
e pose f<strong>in</strong>e a tale aggressione. La Giustizia si mostrò <strong>in</strong>usualmente mite nei<br />
confronti dei delli Zotti: ebbero entrambi una pena pecuniaria di una marca di soldi<br />
cadauno. 9<br />
Quando una donna, magari maritata, diveniva oggetto di desiderio, al pretendente<br />
resp<strong>in</strong>to non rimaneva che la calunnia. Le donne disonorate, però, non esitavano di<br />
ricorrere alla Giustizia per ottenere la propria riabilitazione.<br />
Come nel caso di Maria, maritata a Giovanni Zamparo da Tausia la quale, nel 1719,<br />
era stata <strong>in</strong>sultata e diffamata pubblicamente da Giusto Morocutti della medesima<br />
villa. I giudici, nell’accogliere le ragioni della donna, sentenziarono “che Maria moglie<br />
di Zuane Zamparo sia dichiarata, come la dichiariamo donna d’onore”. 10<br />
54<br />
• nascite <strong>in</strong>desiderate •<br />
Allora come adesso, il disonore e le prevedibili conseguenze per il frutto di una<br />
relazione illecita poteva portare la madre ad un gesto <strong>in</strong>sano. Infatti, l’<strong>in</strong>fanticidio non<br />
era un delitto sconosciuto <strong>in</strong> quei tempi.<br />
Quaderni di <strong>cultura</strong> <strong>timavese</strong>