Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul
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MEMORIE DELLA CARNIA<br />
- Bighellone! E non puoi giurare la verità? Metti ne’ tuoi calzari della terra del tuo<br />
orto, e <strong>in</strong>gambatili, va col giudice e i testimoni sul monte, e giura che la terra su cui<br />
camm<strong>in</strong>i è tua, tutta tua. Non è questa la verità?<br />
Mastro Silverio ben lontano dal credere che il diavolo parlasse per bocca della<br />
mogliera, cadde nella rete. Persuaso dalla speciosità del consiglio, quando venne da<br />
Tolmezzo la Cavalcata andò col Giudice e col proprietario di monte Primosio, alla<br />
montagna <strong>in</strong> questione. Là, alla presenza di testimoni affermò con giuramento, dopo<br />
aver corso <strong>in</strong> lungo e <strong>in</strong> largo i parti ed i pascoli, che quella terra era sua. Ma il Signore<br />
che lascia correre e non trascorrere, colpì di morte improvvisa mastro Silverio, appena<br />
sceso a Paluzza, e il diavolo che gli era stato consigliero ne ne portò l’anima all’<strong>in</strong>ferno…<br />
cioè… nò all’<strong>in</strong>ferno… sul dorso di monte Primosio.<br />
- E chi lo sa? Dissi alla Deliziotti.<br />
- Noi lo sappiamo, rispose. E cont<strong>in</strong>uò: sul far della sera di quello stesso giorno<br />
due ragazze scendevano dal monte Paularo, e <strong>in</strong>contravano presso il Moscardo mastro<br />
Silverio. Egli era vestito a nero, pallido, e <strong>in</strong> aria assai mal<strong>in</strong>conica. Andava <strong>in</strong> su<br />
adag<strong>in</strong>o adag<strong>in</strong>o col piccone sulla spalla e cogli occhi bassi.<br />
Le giovani ch’erano un po’ burlone:<br />
- Addio, mastro Silverio, gli dissero.<br />
E una gli gridò: che pensate?<br />
E l’altra: andate pensando ai vostri zecch<strong>in</strong>i?<br />
Ma egli né rispose, né si volse verso di loro, della qual cosa molto si meravigliarono<br />
e chiacchierarono. Senonchè giunte <strong>in</strong>fra Torri sentirono suonare a morto la campana<br />
di S. Daniele, e <strong>in</strong>contrate delle compagne chiesero per chi suonassero la campana.<br />
- Per mastro Silverio, risposero, il quale è morto mezz’ora fa.<br />
- Che dite mai! Se l’abbiamo <strong>in</strong>contrato appunto mezz’ora fa sul Moscardo!<br />
Osservarono le montan<strong>in</strong>e.<br />
- Vi sarete sbagliate; sarà stato un altro, disse un popolano.<br />
- Eh no! Replicò una di quelle, chè l’abbiam veduto dappresso, ed io l’ho salutato<br />
per nome.<br />
- Ed io gli ho detto che penserà a’ suoi zecch<strong>in</strong>i.<br />
- Infatti è morto, aggiunse un terzo, e gli stà bene, perché ha giurato il falso.<br />
Le due ragazze si sentivano rizzare sul capo le chiome a tali parole e com<strong>in</strong>ciavano<br />
a battere i denti per la paura.<br />
- E che vi disse? Domandò loro un bel giovanotto.<br />
- Niente affatto, rispose la più coraggiosa; teneva la testa bassa e pareva assai<br />
addolorato.<br />
- Lo credo io, replicò il giovane: è andato all’<strong>in</strong>ferno.<br />
Io chiesi a questo punto a Maria, come c’entrasse mastro Silverio colla Muse da<br />
noi passata.<br />
- C’entra, c’entra, mi disse, attendete e vedrete.<br />
Qualche tempo dopo la morte dello spergiuro, uno della famiglia di mio marito, un<br />
Deliziotti, calava dal monte Primosio con un tempo <strong>in</strong>diavolato come quello d’oggi. A<br />
Tischlbongara piachlan<br />
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