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Cop. quaderni cultura timavese - Taic in Vriaul

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GUIDATO DA DIABOLICO SPIRITO ...<br />

di tali ferite il povero marito, abbandonato a se stesso, presto spirò. Per questo omicidio<br />

la novella vedova Domenica fu condannata, <strong>in</strong> contumacia, anch’essa al bando<br />

perpetuo. 18<br />

Tischlbongara piachlan<br />

• due sentenze capitali •<br />

Di tutti i casi di omicidio esam<strong>in</strong>ati, <strong>in</strong> solo due di essi il Tribunale di Tolmezzo<br />

emanò, al term<strong>in</strong>e del processo, una sentenza capitale.<br />

La prima “sententia crim<strong>in</strong>alis decapitatoria ad mortem” fu emessa, nel 1540,<br />

a carico di un certo Valent<strong>in</strong>o figlio del fu Domenico Pil<strong>in</strong><strong>in</strong>i, pescatore di Somplago di<br />

Cavazzo, riconosciuto colpevole di aver ucciso il suo compaesano Giorgio Biliani. La<br />

vittima era proprietaria di un’osteria e fu proprio <strong>in</strong> quel luogo che avvenne l’omicidio:<br />

al rifiuto da parte dell’oste di servire del v<strong>in</strong>o al Valent<strong>in</strong>o, seguì un acceso diverbio, da<br />

quest’ultimo concluso con una coltellata mortale al ventre dello sfortunato Biliani.<br />

Non ci è dato sapere se la pena capitale, che prevedeva per il Pil<strong>in</strong><strong>in</strong>i il taglio della<br />

testa su di un palco appositamente preparato (“amputetur caput illius a spatulis”),<br />

sia stata eseguita. 19<br />

Si concluse <strong>in</strong>vece, effettivamente sul patibolo, la condanna a morte comm<strong>in</strong>ata a<br />

Piero figlio del fu Francesco Piero del Basso, nativo di Arten del distretto di Feltre.<br />

Costui era un balordo vagabondo, che andava elemos<strong>in</strong>ando f<strong>in</strong>gendosi ammalato<br />

(con un braccio legato al collo e dicendo di aver il fuoco di S. Antonio), era riuscito a<br />

farsi raccomandare nel suo elemos<strong>in</strong>are addirittura dal prete di Forni di Sotto.<br />

Fu riconosciuto colpevole di aver assass<strong>in</strong>ato a bastonate, nei pressi di Forni di<br />

Sotto, un vero e povero mendicante di Treviso il quale, per giunta, era anche gobbo e<br />

pare sia stato questo difetto fisico a scatenare <strong>in</strong> lui la furia omicida. La sentenza di<br />

condanna a morte venne emessa il 24 novembre 1539 ed eseguita nello stesso giorno<br />

“...et presente multitud<strong>in</strong>e tam populo quam territorij..” (e presente una moltitud<strong>in</strong>e<br />

tanto di popolo di Tolmezzo quanto del territorio), come attestò il notaio che la<br />

annotò nei pubblici registri: “...Petrum Bassi predictum, taliter quod obijt hic <strong>in</strong><br />

Platea Tumetij, et ita divisium duxit extra portam <strong>in</strong>feriorem <strong>in</strong> loco solito, ubi <strong>in</strong><br />

furcis quartas suspendit..”. 20 (il predetto Pietro di Basso è stato squartato <strong>in</strong> quattro<br />

parti di modo che è morto qui sulla piazza di Tolmezzo, e così diviso è stato portato<br />

fuori della porta di Sotto nel solito luogo, dove i quarti sono stati appesi sulle forche) 21 .<br />

• il caso della “Chiazar<strong>in</strong>a” •<br />

Vittima emblematica della brutalità di quei tempi fu, agli <strong>in</strong>izii del secolo XVII, una<br />

certa Cater<strong>in</strong>a, detta “la Chiaraz<strong>in</strong>a” (donna a quanto sembra di costumi non proprio<br />

irreprensibili) figlia del fu Nicolò del Basso ed abitante nella villa di Paluzza.<br />

Un primo caso di violenza, la suddetta Cater<strong>in</strong>a l’ebbe a subire da parte di un<br />

gruppo di giovanotti locali: Biagio fu Pellegr<strong>in</strong>o di Centa, Antonio delli Zotti detto “il<br />

C<strong>in</strong>garo”, Daniele di Sommariva di Paluzza, Nicolò del Rosso e Matteo fu Baldassar-<br />

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