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Capo 5 - Il contesto - stragi80.it

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dell’attentatore, certamente non giustificati nè da suoi impegni nè da sue<br />

disponibilità, essendo egli di mestiere un semplice autista. Costui condannato<br />

a diciannove anni, di lì a qualche tempo moriva per infarto nel carcere di<br />

Rebibbia.<br />

A distanza di meno di quattro ore fu giustiziato, quell’11 giugno data<br />

di scadenza dell’ultimatum del colonnello libico, l’ultima delle vittime della<br />

campagna di terrore di quei mesi. E proprio quell’“Ouzdine” che era nei<br />

piani di Abdelmabì. “Ouzdine” il cui nome fu storpiato da verbalizzanti o da<br />

interpreti, era Lahderi Azzadine. Lahderi personaggio di primo piano per<br />

polizie e servizi occidentali e filoccidentali ed ovviamente di quelli<br />

avversari. Lahderi di certo operante, ed in operazioni di massimo rilievo,<br />

come si vedrà, per Italiani e Statunitensi.<br />

Lahderi fu ucciso poco dopo le 18.00 di quell’11 giugno all’interno<br />

della stazione centrale di Milano nei locali del posto telefonico pubblico,<br />

con sei colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata, che lo raggiunsero al<br />

volto, all’emitorace destro ed alle spalle e gli cagionarono lesioni cardiache,<br />

polmonari, epato-spleniche e gastrointestinali, determinandone la morte<br />

quasi istantanea.<br />

Lahderi era noto, così riferiva la PG una settimana dopo l’attentato, ai<br />

Servizi di sicurezza italiani per aver tenuto contatti con agenti dei Servizi<br />

libici ed in particolare con il “noto” Said Rashed, cui facevano riferimento<br />

più documenti - telex e telegrammi, indirizzi e numeri di telex - rinvenuti tra<br />

le carte dell’ucciso.<br />

<strong>Il</strong> Lahderi nel 69 con la famiglia era espatriato dalla Libia e, avendo<br />

perso tutti i suoi averi a seguito della presa del potere da parte di Gheddafi e<br />

suoi accoliti, si era stabilito in Italia, a Bolzano. I suoi riferirono che da circa<br />

un mese prima del fatto erano pervenute più telefonate da parte di Abdallah<br />

El Senussi, dirigente del Governo libico, e di Said Rashid, capo dei<br />

Tribunali Rivoluzionari libici, che pretendevano il rientro del Lahderi e della<br />

sua famiglia in Libia. Anche una quindicina di giorni prima della sua<br />

uccisione egli si era recato a Bonn per parlare con Said Rashid, ma<br />

l’incontro non si era verificato perchè costui era stato respinto all’aeroporto<br />

tedesco dalle autorità di quel Paese. <strong>Il</strong> 9 giugno poi il Lahderi era partito da<br />

Bolzano per la Svizzera per incontrare nuovamente il Rashid – la vicina<br />

Confederazione gli aveva consentito di entrare - e trattare con lui un<br />

accordo. <strong>Il</strong> 10 giugno a sera aveva chiamato la moglie, riferendole che<br />

l’incontro c’era stato e tutto era andato bene. <strong>Il</strong> mattino dell’11 nuova<br />

telefonata, ma questa volta il tono era completamente cambiato; l’uomo, in<br />

stato di agitazione, affermava che sarebbe rientrato in Italia con il treno in<br />

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