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fosse partito dalla Libia e che la scomparsa era avvenuta al di fuori del<br />
territorio libico. Chiesero inizialmente la costituzione di una commissione<br />
bilaterale. A questa richiesta ho risposto che le leggi italiane non le<br />
consentivano e che in Italia l'unica deputata era la magistratura. I miei<br />
suggerimenti alla parte libica sulla vicenda furono quelli di nominare un<br />
valido avvocato italiano e di portare testimonianze di persone al di sopra di<br />
ogni sospetto, non libiche. <strong>Il</strong> mio interlocutore principale è stato il ministro<br />
Gaud. Non ricordo l'età di questi. Era uno che contava molto. Sicuramente<br />
era più importante di Belgassem che era capo del servizio libico. <strong>Il</strong> mio<br />
interlocutore libico (Gaud) non mi dette soluzioni al caso, sosteneva che la<br />
vicenda era nata all'interno di faide tra fazioni islamiche. Non ricordo se fece<br />
menzione di una possibile matrice iraniana. Non mi consegnarono documenti<br />
specifici sulla vicenda. Forse mi diedero qualche memoria per sostenere le<br />
loro tesi. Al rientro in Italia ho relazionato per iscritto sia su ciò che avevo<br />
fatto, sia sul prosieguo di eventuali attività che dovevano essere di<br />
competenza del S.I.S.MI. Naturalmente vidi anche il generale Santovito al<br />
quale diedi visione di questa relazione. Probabilmente forse vidi qualche<br />
altra volta elementi del servizio ma senza motivi specifici. Mentre stavo<br />
ancora in missione in Libia io trasmettevo al presidente Cossiga ed al<br />
ministro degli AA.EE. relazioni sull'evolversi della situazione. La vicenda<br />
non si concluse subito, ricordo che andai più volte in Libia. Forse 4 o 5<br />
volte, o forse più.” (v. esame Jucci Roberto, GI 16.04.97).<br />
<strong>Il</strong> generale pertanto comunicava giornalmente con il Presidente<br />
Cossiga e col Ministro degli Affari Esteri. Egli ricorda che notiziava,<br />
periodicamente, “attraverso l'ufficio cifra dell'ambasciata, il Presidente del<br />
Consiglio, Cossiga, il Ministro degli Esteri, Malfatti, ed il Ministro della<br />
marina mercantile attraverso gli Affari Esteri. Ai primi due comunicavo -<br />
essenzialmente - sull'andamento dei colloqui concernenti la storia della<br />
scomparsa dell'Imam e dei rapporti tra i due Paesi, mentre al terzo fornivo<br />
notizie sui pescatori e su eventuali contratti di pesca da mettere sul tavolo<br />
delle trattative commerciali. Più di una volta arrivai alla rottura con gli<br />
interlocutori libici. In tali occasioni chiedevo disposizioni al Presidente del<br />
Consiglio ed al Ministro Malfatti”.<br />
L’ufficiale dava conferma che il “noto caso” di cui si parlava nella<br />
relazione era quello della scomparsa dell'Imam Mousa Sadr e che al rientro<br />
della missione conferito con il Presidente Cossiga. Così egli rievoca il<br />
colloquio: “Di certo al mio rientro ho avuto un colloquio con il Presidente<br />
Cossiga che mi dimostrò la sua riconoscenza. Vidi anche il Ministro<br />
Malfatti. Ritengo di aver detto a Cossiga ed anche a Malfatti che i libici non<br />
avevano prove certe che l'Imam fosse giunto in Italia, almeno al momento,<br />
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