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quel paese commissionati ad enti e società italiane, a partecipazione statale e<br />
private.<br />
d. in conclusione, l'attività libica appare contraddistinta da:- ricerca<br />
diversificata degli insediamenti, laddove esistono le più adatte condizioni<br />
ambientali e, soprattutto, allorquando gli operatori nazionali si trovano in<br />
difficoltà per carenza di capitale;- notevole disponibilità di danaro fresco e<br />
tendenza a superare, a vantaggio dell'acquirente, difficoltà di natura<br />
finanziaria, il che porta a ritenere che l'esigenza di realizzare l'investimento<br />
prevalga, almeno entro certi limiti, sui puri aspetti di natura economica;penetrazione<br />
sempre più frequentemente operata attraverso l'attività di<br />
privati cittadini libici che agiscono surrettiziamente sia acquistando pacchetti<br />
azionari di società per azioni italiane, al fine di assumere il controllo, sia<br />
avvalendosi di privati italiani quali loro prestanome, al fine di eludere la<br />
L.24.12.76, nr.898, come è avvenuto circa un anno fa in modo particolare<br />
nell'isola di Pantelleria”.<br />
<strong>Il</strong> documento conclude affermando che “allo stato attuale, è<br />
soprattutto emerso che l’attività in direzione dell’Italia è riconducibile per lo<br />
più ad azioni di penetrazione economica e finanziaria. Non si può comunque<br />
escludere che l’assistenza (economica, finanziaria ed addestrativa) possa<br />
essere fornita a gruppi eversivi e terroristici. Tale riserva consegue da<br />
segnalazioni circa la presenza di italiani in alcuni campi. A riguardo,<br />
tuttavia, le indicazioni ricevute non hanno chiarito se si tratti di istruttori,<br />
guerriglieri, mercenari o, al limite, di personale impiegato per esigenze<br />
logistiche. L’approfondimento e la verifica delle generiche notizie acquisite<br />
è da tempo oggetto di attenta ricerca.” (v.documento Libia in esibizione del<br />
30.03.96).<br />
5. I principali fatti dal 73 al 76.<br />
<strong>Il</strong> 73 si apre per la Libia con un fatto gravissimo, che cagionava<br />
preoccupazioni nel mondo intero. <strong>Il</strong> 21 febbraio l’Aviazione israeliana<br />
abbatteva un Boeing 727 con 109 persone, noleggiato dalla compagnia di<br />
bandiera libica, che aveva sorvolato un’area del Sinai. Israele tentava di<br />
accreditare la tesi che l’apparecchio non avesse obbedito alle ingiunzioni dei<br />
caccia, anzi avesse risposto di non accettare ordini dagli israeliani. Ma tale<br />
versione non veniva confermata dai fatti; tanto più che il pilota del Boeing<br />
era di nazionalità francese. Nella realtà il tragico incidente era da ricondursi<br />
alla psicosi acutissima di guerra che esisteva nella zona e in quel periodo.<br />
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