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del CESIS - modificava la prima dichiarazione, affermando sì di non<br />
ricordare il documento, ma che aveva l’abitudine di vistare tutti i documenti<br />
sottoposti alla sua attenzione e comunque i documenti ritornavano al CESIS,<br />
non avendo egli, nella sua funzione di Sottosegretario, un proprio archivio.<br />
Presa visione del documento ravvisava argomenti da lui conosciuti, come<br />
quello relativo alla scomparsa dell’Imam Mousa Sadr, dei pescherecci<br />
sequestrati e dei libici residenti in Italia.<br />
Su quello della Presidenza del Consiglio appaiono soltanto<br />
impressioni di timbri ed annotazioni minime “di archiviazioni”, ma non vere<br />
e proprie decretazioni. I timbri sono di arrivo e di protocollazione, entrambi<br />
del Gabinetto Segreteria Speciale della Presidenza ed in data 23 giugno 80,<br />
quattordici giorni dopo la data della nota di trasmissione. Le annotazioni,<br />
apparentemente di tre mani diverse, sono le seguenti: “21.06.80 - Alla<br />
Segreteria Speciale. Squillante. Attenzione. Prego far fascicolo “Libia” (c’è<br />
già)”. Al fascicolo. 23.06.80, preceduto da una sigla illeggibile. Come si<br />
vede nessuna decretazione, e solo annotazioni, per archivio e di gran lunga<br />
successive all’invio del documento e alla probabile ricezione, e ai gravissimi<br />
fatti che si sono verificati in prossimità e proprio il giorno della scadenza<br />
dell’ultimatum gheddafiano ed immediatamente dopo.<br />
<strong>Il</strong> 12 giugno in occasione della Riunione dei Direttori del CESIS-<br />
S.I.S.MI e S.I.S.DE, si rileva, da un appunto manoscritto acquisito al<br />
CESIS, che uno degli argomenti trattati è stata la “Questione libici (Salem<br />
Said)”. Non si è però potuto conoscere il contenuto dell’argomento, in<br />
quanto quelle riunioni non venivano verbalizzate e rimaneva soltanto traccia<br />
degli argomenti trattati.<br />
<strong>Il</strong> 15 giugno 80 al Cairo si svolse, come s’è detto, una riunione di<br />
oppositori libici in esilio alla quale parteciparono circa 1800 persone in parte<br />
convenute anche da altri Paesi. Durante la riunione furono tra l’altro<br />
prospettati atti di rappresaglia contro il regime libico. <strong>Il</strong> Colonello Gheddafi,<br />
come s’è detto, reagì con pesanti dichiarazioni antiegiziane, alle quali il<br />
regime del Cairo rispose proclamando lo stato di emergenza nell’area di<br />
confine tra i due Paesi ed incrementando il dispositivo militare alla frontiera.<br />
La Libia, a sua volta, ravvisando nello stato di emergenza decretato dal<br />
Cairo una vera e propria dichiarazione di guerra, rafforzò il proprio apparato<br />
bellico nella zona orientale e si predispose a reazioni armate.<br />
A conferma del clima “caldo” nel Mediterraneo si deve anche<br />
sottolineare che l’8 luglio 80 alcune motovedette della Marina libica<br />
intercettavano in mare, a circa 24 miglia da Tripoli, due pescherecci<br />
siciliani, l’Argonauta e il Poseidone. Entrambi i natanti furono sequestrati,<br />
mentre i 23 componenti dell’equipaggio (12 del Poseidone e 11<br />
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