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Fezzani; che non è da costui conosciuto e che non è mai entrato, prima di<br />
quella sera nel ristorante El Andalus. In altre parole, è un comune giovane<br />
libico sconosciuto che si reca a mangiare in un ristorante frequentato da<br />
persone di lingua araba. La logica suggerisce la inutilità di intaccare una non<br />
ingente somma destinata a proficui commerci per comprare una pistola in un<br />
Paese che, per di più, non consente certi traffici. Belgassem Mansur<br />
Mezarwi alias Amer Abdelgasem non lo può ignorare.<br />
L’imputato constata che nel ristorante è tutto tranquillo e che nessuno<br />
pronuncia discorsi offensivi o pericolosi per il suo governo. Anche quando<br />
esce dal locale nessuna circostanza denuncia un pericolo o persino una<br />
insignificante anormalità tanto che il giovane libico, prima così sospettoso,<br />
si avvicina a “due signori” usciti proprio da quel ristorante ed a lui<br />
sconosciuti, per raccontare loro che non è riuscito a trovare un taxi. Basta,<br />
però, che il suo ignoto interlocutore infili una mano in tasca perché lui si<br />
metta a sparare. Belgassem Mansur Mezarwi sostiene di avere sparato in<br />
aria.<br />
I riscontri oggettivi lo smentiscono, come è stato già scritto; la sua<br />
fantasia, costretta in breve spazio dalla realtà, offende senza ritegno il buon<br />
senso più elementare.<br />
L’imputato ha sparato per uccidere un uomo che non conosceva e che<br />
non gli aveva fatto alcun torto; non è stato provocato; non c’è stata una<br />
discussione; non è stata detta una parola se non con riferimento ad un tazi<br />
che non arrivava; nulla nella condotta di Fezzani poteva indurre altri a<br />
ritenere, anche per errore di valutazione, che una offesa di qualsiasi natura<br />
fosse imminente perché nulla Fezzani aveva fatto o stava per fare se non<br />
muoversi per tornare tranquillamente a casa sua.<br />
Tutte queste circostanze denunciano chiaramente che Belgassem<br />
Mansur Mezarwi si era recato in via Farini per uccidere un uomo a lui<br />
perfettamente sconosciuto in esecuzione di un incarico criminoso che gli era<br />
stato affidato.<br />
Non c’è necessità di aggiungere parole sul fatto e sulle sue<br />
motivazioni.”<br />
<strong>Il</strong> sesto attentato fu commesso, a venti giorni di distanza, proprio l’11<br />
giugno data di scadenza dell’ultimatum di Gheddafi, a danni di Barghalì<br />
Mohamed Saad, anch’esso libico. <strong>Il</strong> delitto fu compiuto all’interno<br />
dell’abitazione della vittima, in via Accademia degli Agiati a Roma. <strong>Il</strong><br />
Barghalì, che pure era stato raggiunto da più colpi di arma da fuoco di cui<br />
uno alla regione temporale-parietale destra con foro di uscita alla regione<br />
retroauricolare, riuscì a sopravvivere e a riferire i fatti. Colui che lo aveva<br />
aggredito era tal Abdelmabi, anch’esso libico ed in Italia da diciassette<br />
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