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Infine il S.I.S.MI, in data 9 giugno 80, alla vigilia della scadenza<br />
dell’ultimatum trasmette, all’attenzione del Presidente Cossiga, un appunto<br />
sulla situazione libica in Italia, nel quale sono ricostruite le vicende più<br />
salienti nei rapporti tra i due Servizi di Informazione e viene sollevata nel<br />
<strong>contesto</strong> la problematica relativa alla presenza della dissidenza libica nel<br />
Paese, concludendo che il problema non può che risolversi “al di fuori degli<br />
schemi tradizionali e consentiti” ed abbisogna del “supporto politico che<br />
appare più che mai necessario, per affrontare quegli aspetti che,<br />
istituzionalmente, sono collocati al di fuori dei compiti e delle prerogative<br />
del Servizio” (v. appunto n.12898/1/04, 09.06.80, decreto esibizione<br />
30.03.96)<br />
La risposta libica allo scadere dell’ultimatum è puntuale. <strong>Il</strong> giorno 11<br />
giugno 80, alla stazione ferroviaria di Milano è ucciso il cittadino libico<br />
Ladheri Azzedine, mentre a Roma viene posto in essere un attentato a danni<br />
di tal Mohamed Saad Bigt, anch’esso libico.<br />
A questo punto appare necessario ripercorrere la lunga scia di sangue<br />
cagionata dagli emissari gheddafiani sul territorio dello Stato a partire dal<br />
primo delitto.<br />
Come già sopra accennato il colonnello Gheddafi aveva lanciato un<br />
proclama di “invito” per i libici all’estero a rientrare in patria, fissando<br />
anche una data ultimativa, quell’11 giugno immediatamente successivo,<br />
decennale della espulsione degli Americani. L’“invito” concerneva<br />
ovviamente la dissidenza, che con la sua opposizione al regime più o meno<br />
attiva infastidiva il governo di Tripoli, e la data finale in esso fissata per il<br />
rientro appariva un vero e proprio ultimatum, la cui sanzione non avrebbe<br />
potuto esser diversa dalla pena capitale, come provato da quel che incorse ai<br />
più di coloro che non rispettarono quel proclama.<br />
Quel regime colpì in effetti ovunque in Europa dimoravano od<br />
operavano libici. Gli attentati si verificarono in quel semestre, oltre che in<br />
Italia, in Germania, nel Regno Unito ed in Grecia. In Germania veniva<br />
ucciso il 10 maggio Omram el Medawi, ex diplomatico passato<br />
all’opposizione; nel Regno Unito il 25 aprile l’avvocato Mahmoud Nafa,<br />
oppositore e dirigente del Movimento filomonarchico; e in Grecia il 21<br />
maggio l’oppositore Abdel Rahman Abu Baker.<br />
In Italia gli attentati furono, come s’è detto, ben sette; cinque<br />
comportarono la morte dei libici obiettivo dell’azione, due il ferimento. In<br />
conseguenza di tali delitti furono catturati sette cittadini libici; di questi sei<br />
furono scarcerati nell’ambito di breve se non brevissimo tempo; il restante<br />
morì in carcere per causa naturale. Soltanto un imputato, contumace, fu<br />
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