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Capo 5 - Il contesto - stragi80.it

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Dalla documentazione trasmessa dal S.I.S.MI sul conto di Era Renato<br />

non emerge alcun suo rapporto fiduciario con l’Organismo. L’interesse per il<br />

soggetto nasceva nel 44 quando egli venne arrestato dagli Alleati, sotto falso<br />

nome, perchè sospettato di essere al soldo dei Tedeschi. Dopo un periodo di<br />

oblio, che va dal 45 al 74, attirava nuovamente l’attenzione del Servizio, in<br />

quanto si era presentato ad un giovane ufficiale dei CC., comandante la<br />

tenenza di Tuscania, spacciandosi per avvocato, generale dei Carabinieri ed<br />

appartenente al SID. Ciò provocava accertamenti da parte del Centro CS di<br />

Bologna e del Raggruppamento Centri di Roma. Nel 1983 - Cogliandro è già<br />

fuori dal Servizio ed il Raggruppamento è stato sciolto dal capo del Servizio<br />

Lugaresi - veniva trovato agli atti del disciolto Raggruppamento una<br />

informativa sul conto di Era, datata 9 aprile 80, e mai trasmessa alla 1 a<br />

Divisione, in cui venivano fornite notizie fiduciarie raccolte all’interno di<br />

Villa Mafalda, dalle quali emergeva che Era sarebbe stato - a dire della<br />

“fonte fiduciaria riservata e qualificata nell’ambiente della clinica” -<br />

effettivamente un avvocato ed ex generale di CC., messo in congedo<br />

dall’Arma per poter lavorare in incognito in quanto responsabile di un<br />

importante settore del Servizio segreto italiano.<br />

12. La scarcerazione di Salem Said.<br />

Si deve aggiungere, sempre al riguardo di questa a dir poco<br />

inquietante vicenda, che la scarcerazione del Salem Said era stata preceduta,<br />

come risulta dai telegrammi 394 e 395 dell’Ambasciata d’Italia a Tripoli -<br />

rinvenuti presso il S.I.S.MI - che l’Ambasciatore Quaroni in quel<br />

documento, datato 9 giugno 80 e pervenuto al Servizio Militare l’11<br />

successivo, riferisce di un colloquio avuto con Autorità libiche, che<br />

chiedevano, tra l’altro, l’“urgente ricovero di Salem Said seriamente malato<br />

in casa di cura e sua liberazione” come “la liberazione restante gruppo che<br />

avrà come contropartita la liberazione di italiani detenuti a Tripoli”. Nella<br />

seconda parte del telegramma l’Ambasciatore, ribadendo sostanzialmente<br />

quanto sopra, suggerisce poi “alcuni gesti che mi sembrano possibili...<br />

immediato trasferimento in casa di cura di Salem Said ... ed attento riesame<br />

suo caso in vista liberazione” (v. acquisizione GI 30.03.96).<br />

Dopo essere tornato in Libia, Salem Said, a dicembre del 1980, risulta<br />

aver chiesto, al Raggruppamento Centri del S.I.S.MI di intercedere presso<br />

l’ambasciata d’Italia a Tripoli affinchè gli venisse rilasciato il visto<br />

d’ingresso in Italia. <strong>Il</strong> Raggruppamento, per motivi di opportunità, espresse<br />

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