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Capo 5 - Il contesto - stragi80.it

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trasferimenti di tecnologie non erano in grado di determinare l’acquisizione,<br />

da parte dell’Iraq, di capacità di ritrattamento industriale del combustibile<br />

irraggiato, quale quelle richieste per dotarsi di una potenzialità nucleare<br />

militare. Ragion per cui, si può affermare che l’Italia aveva partecipato in<br />

modo cospicuo alle fasi iniziali di sviluppo dell’energia nucleare in Iraq. Ma<br />

non da sola, perché anche altri Paesi avevano contribuito allo sviluppo<br />

nucleare di quel Paese mediorientale. Mentre il nostro Paese aveva<br />

contribuito a forniture e assistenza concernenti il ciclo del combustibile<br />

nucleare con riferimento alle tecnologie di fabbricazione, alla ricerca e<br />

sviluppo dei processi di separazione uranio-putonio nel combustibile<br />

irraggiato e alle ricerche di base, l’Unione Sovietica e la Francia avevano<br />

fornito all’Iraq i reattori di ricerca necessari ai programmi di irraggiamento e<br />

per la produzione di radioisotopi per applicazioni non energetiche.<br />

La Francia, del resto come l’Italia, sulla scia della crisi energetica del<br />

73, aveva firmato un accordo con l’Iraq, a quel tempo suo secondo grande<br />

fornitore di petrolio, per dotarlo di un centro di ricerca nucleare. L’accordo<br />

firmato nel novembre del 75 prevedeva la fornitura di due reattori, uno di 70<br />

megawatt e l’altro di 800 kilowatt. <strong>Il</strong> reattore principale venne battezzato<br />

Osirak. <strong>Il</strong> contratto prevedeva anche la fornitura di uranio arricchito al 93%.<br />

Israele il 7 giugno 81 bombarda il centro nucleare di Tuwaithe,<br />

danneggiando gravemente le attrezzature sperimentali fornite dalla Francia,<br />

in particolare il reattore Osirak. L’episodio a quel tempo fu condannato dalle<br />

Nazioni Unite, giacchè l’attività svolta dall’Iraq in campo nucleare fu<br />

ritenuta di natura pacifica. Va anche detto che Israele aveva tentato di<br />

bloccare questo programma dapprima in via diplomatica, poi con un<br />

attentato, il 6 aprile 79, ad un hangar della società francese “Constructions<br />

navales et industrialles de la Mediterranée” (Cnim) a La Seyne Sur Mer,<br />

Tolone, ove erano in costruzione i noccioli dei reattori iracheni. Della<br />

responsabilità israeliana dell’attentato, erano convinti i servizi interni<br />

francesi, la locale polizia giudiziaria, la Cea, la Technicatome, la stessa<br />

Cnim e l’ambasciata statunitense di Parigi. Altra vicenda sulla quale è stata<br />

adombrata una responsabilità israeliana e l’omicidio di Yaya Al Mesha,<br />

scienziato egiziano impegnato nel programma nucleare iracheno, assassinato<br />

il 14 giugno 80 nella stanza 941 dell’Hotel Meridien di Parigi.<br />

Altra circostanza di interesse è emersa da una ricerca condotta da due<br />

giornalisti Steve Weissman e Herbert Krasney sul tentativo dell’Iraq di<br />

costruire una bomba atomica e pubblicata sul libro “The Islamic Bomb”. Nel<br />

libro si legge di una spedizione dalla Francia all’Iraq di uranio arricchito<br />

avvenuta durante la settimana a partire dal 20 giugno 80.<br />

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