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Capo 5 - Il contesto - stragi80.it

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fosse venuto in suo aiuto qualcuno. Malta trovò aiuto da una altro potente<br />

vicino all’Italia. Solo grazie all’appoggio italiano Malta potè affrancarsi<br />

dalla dipendenza economica, e quindi politica che si andava prospettando<br />

nei confronti della Libia.<br />

In Italia la situazione economica era, nel 1980, pesante. L’inflazione<br />

sfiorava il 20% annuo e la più grande industria italiana, la Fiat, aveva messo<br />

in cassa integrazione per 18 mesi 29.000 operai ed era stata costretta, per<br />

finanziare un esteso programma di ristrutturazione tecnologica, a vendere<br />

alla Banca di Stato libica una importantissima quota azionaria, che faceva<br />

della Libia il secondo azionista della Fiat. Dal punto di vista energetico poi<br />

la situazione era disastrosa, quasi da emergenza. Nel ben mezzo della<br />

seconda crisi energetica internazionale, causata dall’avvento del regime di<br />

Khomeini, l’Italia s’era vista tagliare i rifornimenti petroliferi dall’Arabia<br />

Saudita a causa dello scandalo poi definito ENI-Petronim, riguardante il<br />

solito giro di mazzette e bustarelle che contraddistingue il costume politico<br />

nazionale. (Lo scandalo ENI-Petromin, avvenuto nel marzo 80, potrebbe<br />

essere letto come un’azione occulta tesa a rendere l’Italia ancor più<br />

dipendente dal petrolio libico, e quindi di appoggio alla Libia nell’affare<br />

maltese. Si può inoltre affermare che in Italia esistesse allora, e<br />

probabilmente ancora oggi, una robusta lobby filo-libica.<br />

La Libia era il maggior fornitore di petrolio d’Italia, e l’Italia il primo<br />

partner commerciale della Libia. Migliaia di italiani lavoravano nel paese<br />

africano, centinaia di imprese italiane eseguivano le commesse richieste<br />

dallo Stato Libico, fra le quali le più importanti aziende pubbliche e private<br />

di praticamente tutti i settori industriali e commerciali. Da 1/3 alla metà di<br />

quello che la Libia incassava con la vendita di petrolio, stimata quell’anno in<br />

18/20 miliardi di dollari veniva in Italia. Nel 1980 inoltre tutte le industrie<br />

militari italiane, quasi totalmente in mano pubblica, avevano in corso<br />

importanti commesse per le forze armate libiche. La cosa era di mole tale<br />

che, alla fine del 1980 l’Italia risultò essere il maggiore esportatore di armi<br />

della CEE. (Italia 133 Ml di Ecu, Germania 99, Olanda 76, Francia 39)<br />

<strong>Il</strong> sospetto che qualche maligno ha pur avuto che tutto questo<br />

vorticoso giro di miliardi (di dollari) si tramutasse anche in giganteschi<br />

finanziamenti alla quasi totalità delle forze politiche italiane è stato<br />

nettamente smentito dal fatto che le vicende giudiziarie che presero il<br />

popolare nome di tangentopoli Italo-Libica, segno che almeno in quel settore<br />

era tutto trasparenza e rettitudine. Non abbiamo che da compiacercene.<br />

Cade in conseguenza anche il sospetto che a causa di affari e tangenti<br />

esistesse, per tutti gli anni 70 e 80, una complice acquiescenza nei confronti<br />

del terrorismo arabo presentandola come cinica ragion di stato e<br />

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