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Capo 5 - Il contesto - stragi80.it

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L’accondiscendenza dei Servizi italiani non era sfuggita alla<br />

dissidenza libica. <strong>Il</strong> 7 maggio 80 l’ufficio dell’Addetto militare al Cairo<br />

trasmetteva al S.I.S.MI un dispaccio dell’agenzia di stampa egiziana “Cairo<br />

Press Review” riportante una notizia pubblicata dal quotidiano egiziano “Al<br />

Akhbar”, in cui veniva fatto riferimento a collusioni tra il Servizio<br />

informazioni e il regime di Gheddafi nella cattura dei dissidenti libici e nella<br />

loro deportazione in Libia. Ma già in precedenza la dissidenza libica in<br />

Egitto aveva mosso accuse contro il nostro Paese per aver tollerato le attività<br />

del Governo libico contro la presenza degli esuli e degli avversari al regime<br />

gheddafiano in Italia. Difatti il 21 aprile precedente era stata inviata al <strong>Capo</strong><br />

dello Stato, Sandro Pertini, ed a varie autorità, una missiva a firma della<br />

Lega Internazionale libica in Egitto, nella quale venivano rivolte accuse, in<br />

particolare, alla Polizia di frontiera, accusata di agevolare il rimpatrio di<br />

cittadini libici dissidenti che venivano all’uopo imbarcati direttamente senza<br />

le necessarie formalità di rito. Veniva anche fatto riferimento al rapimento di<br />

alcuni giovani libici alla stazione centrale di Roma ed al pestaggio di altro<br />

libico Soliman Daham in un appartamento del centro di Roma.<br />

<strong>Il</strong> S.I.S.DE interessato in merito alla vicenda riferiva alla Presidenza<br />

del Consiglio con missiva del 22 maggio 80, in cui dopo aver precisato che<br />

nulla risultava in relazione al rapimento di giovani all’interno della stazione<br />

ferroviaria di Roma, affermava che invece vi era notizia di un “rimpatrio<br />

forzato” (virgolettato nel testo) di certo Mustafà Ahmed Duella, ma in epoca<br />

temporale successiva alla missiva inviata al <strong>Capo</strong> dello Stato. <strong>Il</strong> Servizio<br />

dava conferma che Suleiman Dahan, venne effettivamente aggredito, in data<br />

14.07.78, da quattro rapinatori introdottosi nella sua abitazione romana. In<br />

tal senso il libico aveva presentato denuncia alla polizia e solo recentemente,<br />

dopo essersi nel frattempo trasferito in Marocco, avrebbe asserito che i suoi<br />

aggressori non erano rapinatori bensì agenti libici. Suleiman è un noto<br />

giornalista di opposizione ed era da considerare verosimile che fosse tra gli<br />

obiettivi dei servizi speciali libici (v. atti trasmessi dalla Presidenza<br />

Consiglio dei Ministri in data 18.06.96).<br />

E’ possibile rilevare la differenza dei rapporti e della gestione della<br />

delicata vicenda sulla presenza della dissidenza libica nel nostro Paese e sul<br />

contrasto alle attività terroristiche messe in atto dal Governo di Tripoli, dalle<br />

diversità di atteggiamenti e risposte, assunti dai Governi europei nei<br />

confronti del fenomeno. <strong>Il</strong> Governo britannico dopo gli omicidi di due<br />

dissidenti libici dispose il rimpatrio di quattro membri “dell’Ufficio<br />

Popolare” libico di Londra ritenuti coinvolti negli omicidi; tale misura veniva<br />

adottata a seguito dell’acquisizione da parte della magistratura inglese di<br />

elementi probatori sulla implicazione dei predetti in “attività incompatibili<br />

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