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Capo 5 - Il contesto - stragi80.it

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Tuttavia, la decisione presa dai militari israeliani non poteva non avere<br />

conseguenze serie.<br />

L’Egitto nella circostanza veniva accusato dalla Libia di non essere<br />

intervenuto dopo l’attacco. Numerose manifestazioni antiegiziane si svolsero<br />

in Libia sino alla organizzazione a luglio di una “marcia” presso il confine<br />

con l’Egitto. Ad agosto Gheddafi e Sadat si incontrarono e firmarono un<br />

accordo che annunciava la realizzazione dell’unione araba, ma Sadat subito<br />

dopo rinviava sine die il referendum popolare che avrebbe dovuto sancire in<br />

Egitto la proposta di unione. E da questo tempo che i rapporti tra i due<br />

leader si raffreddano, anche a causa della guerra che l’Egitto muove ad<br />

Israele nell’ottobre del 73 e di cui Sadat aveva tenuto all’oscuro Gheddafi.<br />

Ulteriore causa del raffreddamento tra i due Paesi venivano favorite dalla<br />

popolarità che Sadat aveva acquisito alla fine della guerra con Israele;<br />

popolarità che gli permise di intraprendere una nuova politica di<br />

allontanemento dall’URSS, di inizio di una cauta “denasserizzazione”, e<br />

quindi di apertura all’Occidente, soprattutto agli Stati Uniti. Non poteva che<br />

conseguirne, da queste iniziative, l’abbandono del progetto di unione con la<br />

Libia.<br />

<strong>Il</strong> 1° marzo del 73 “Settembre Nero”, l’organizzazione di lotta armata<br />

e guerriglia palestinese, mette in opera un’azione che tra l’altro può essere<br />

letta anche come risposta all’abbattimento dell’aereo libico. Nella capitale<br />

del Sudan, Khartum, mentre all’ambasciata dell’Arabia Saudita era in corso<br />

una cerimonia, un commando di “Settembre nero” entrava nella sede<br />

diplomatica e prendeva in ostaggio cinque diplomatici: l’Ambasciatore degli<br />

Stati Uniti Cleo Noel, l’incaricato di affari esteri statunitense George Moore<br />

che probabilmente aveva le funzioni di coordinatore del controspionaggio<br />

americano nel Medio Oriente, il diplomatico belga Guy Eid, l’Ambasciatore<br />

dell’Arabia Saudita Abdallah el Malhouk e l’incaricato di affari giordano<br />

Adly el Nawsser. <strong>Il</strong> “commando” poneva una serie di richieste per la<br />

liberazione degli ostaggi e cioè: la liberazione del leader palestinese Abu<br />

Daud e dei suoi compagni arrestati in Giordania, nonché di altri detenuti<br />

politici giordani; la liberazione di Sirhan Bichara Sirhan condannato negli<br />

Stati Uniti all’ergastolo per aver ucciso il 5 giugno 68 il senatore Robert<br />

Kennedy; la liberazione da parte di Israele delle donne palestinesi detenute<br />

nelle carceri; la liberazione in Germania del gruppo Baader-Meinhof. Gli<br />

Stati Uniti e Israele, nonché il sovrano di Giordania, respingevano tutte le<br />

richieste. I fedayn a questo punto uccidevano i due americani e il belga e,<br />

dopo tre giorni, il 4 marzo si arrendevano. <strong>Il</strong> governo di Khartum decideva<br />

che sarebbero stati processati per omicidio multiplo, mentre (e il gesto<br />

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