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nell’arco di tre mesi, cosicché il leader libico il 1° settembre del 70 poteva<br />
annunciare al popolo libico che l’allontanamento degli italiani dalla Libia era<br />
concluso. Rimase in Libia solo una piccola comunità di lavoratori<br />
indispensabile per gli interessi libici.<br />
Vani furono i tentativi della diplomazia italiana di ricucire lo strappo<br />
con Gheddafi, cosicché il Governo dava mandato al SID - diretto, a quel<br />
tempo, dall’ammiraglio Eugenio Henke al quale sarebbe subentrato poco<br />
dopo il generale Vito Miceli - di aprire i contatti con il Servizio libico.<br />
Incarico che veniva affidato alla 2ª Sezione del Reparto D, all’epoca diretta<br />
dal colonnello Roberto Jucci, il quale aveva avuto rapporti con i libici già<br />
l’anno precedente, in una missione che avrebbe consentito l’evacuazione di<br />
numerosi connazionali dalla Libia, molti dei quali ristretti in carcere.<br />
I risultati di questi contatti non tardarono a dare frutti. Nella primavera<br />
del 71 il SID sventava una iniziativa di esuli libici, organizzata all’estero con<br />
il concorso del Servizio britannico e con base logistica a Trieste, tendente a<br />
sovvertire il regime di Gheddafi, nota come “Operazione Hilton”. In<br />
particolare su segnalazione del SID, il 22 marzo di quell’anno, veniva<br />
bloccato nel porto di Trieste uno yacht, battente bandiera panamense, a<br />
bordo del quale venivano rinvenuti oltre ad un equipaggiamento militare,<br />
anche “14 spolette composte da 14 accenditori e da 14 capsule contenenti<br />
fulminato di mercurio e due accenditori elettrici ... congegni idonei<br />
all’innesco di esplosivo ad alto potenziale.” (v. sentenza Tribunale di<br />
Trieste, 17 maggio 71). Questo tentativo seguiva quello fomentato dal<br />
“Principe Nero”, Abdullah ben Abid Senussi, nipote del deposto Re Idriss.<br />
Gli insorti sarebbero dovuti arrivare dal Ciad ed un corpo di mercenari<br />
stranieri sarebbe dovuto giungere all’aeroporto di Sebha per appoggiare il<br />
governo provvisorio. Ma il complotto fallisce grazie alle informazioni che<br />
nel frattempo erano giunte ai servizi di sicurezza libici.<br />
Si può senz’altro affermare che questa operazione sancì il legame tra<br />
il SID ed il Servizio Libico, a quel tempo diretto da El Huni e che avrà per<br />
anni in Italia come rappresentante Mousa Salem El Haji, che ha tenuto, nel<br />
tempo, ottimi rapporti con il Servizio Militare, prima con il colonnello Jucci,<br />
poi con il colonnello Minerva ed infine con il colonnello Sasso del Centro<br />
IV del Raggruppamento Centri del Controspionaggio di Roma. (v. esame<br />
Viviani Ambrogio, PM Roma, 03.12.87).<br />
2. Le trattative italo - libiche.<br />
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