You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
con le loro funzioni”. A titolo precauzionale Londra riduceva drasticamente<br />
l’organico del personale in servizio presso l’ambasciata di Tripoli,<br />
nonostante la presenza in Libia di circa 6.000 connazionali. Analoghe<br />
misure di espulsione erano adottate negi Stati Uniti nei confronti di quattro<br />
membri “dell’Ufficio Popolare” libico a Washington, mentre si disponeva il<br />
totale rientro del personale statunitense in servizio a Tripoli. Da parte sua, il<br />
Governo di Bonn decideva di aggiornare “sine die” la progettata visita del<br />
colonnello Gheddafi nella Repubblica Federale Tedesca (v. appunto<br />
S.I.S.MI decreto esibizione 30.06.96).<br />
In un appunto del CESIS del 5 giugno 80 viene fatto riferimento<br />
all’isola di Malta come importante centro di smistamento del terrorismo<br />
libico contro la dissidenza: “<strong>Il</strong> Governo di Tripoli, infatti, al fine di<br />
perseguire e realizzare il predisposto disegno in un <strong>contesto</strong> che escludesse<br />
l’insorgere di facili sospetti ed assicurasse alle azioni criminose una<br />
adeguata copertura, aveva da tempo disposto l’aggregazione presso le<br />
rappresentanze diplomatiche all’estero di appartenenti ai Servizi segreti<br />
speciali e l’invio di elementi itineranti, incaricati di soggiornare in territorio<br />
straniero per il tempo strettamente necessario alla esecuzione delle azioni<br />
terroristiche: in tale quadro, sarebbe stata accertata l’esistenza in Malta di un<br />
centro di smistamento di terroristi addestrati in Libia per compiere attentati<br />
all’estero contro gli oppositori del regime”.<br />
Sempre nello stesso documento si legge che “la situazione in Libia<br />
denuncia oggi aspetti molto preoccupanti a causa degli eccessi sul piano<br />
interno ed internazionale del rinnovato spirito rivoluzionario del presidente<br />
libico: nel <strong>contesto</strong> di tale situazione, peraltro suscettibile di imprevedibili<br />
sviluppi, il Ministero degli Affari Esteri non ha mancato di valutare se,<br />
considerata la “esposizione” italiana in quel paese, sia opportuno scegliere<br />
la strada di un ripiegamento: è stato, in proposito, espresso l'avviso che una<br />
tale scelta, oltre che tardiva e rischiosa, sarebbe soprattutto sconsigliabile, se<br />
si tiene conto dell'ampio favore con cui, nonostante l'evolversi degli eventi,<br />
autorevoli esponenti libici guardano all'insostituibile apporto di esperienze e<br />
di cooperazione tecnica che la presenza dei paesi occidentali assicura e<br />
garantisce allo sviluppo del loro Paese.<br />
La presenza italiana in Libia, ridotta nel 70 ad entità minime per la<br />
disposta espulsione di tutta la nostra vecchia collettività, è andata negli anni<br />
successivi gradualmente ricostituendosi fino a raggiungere la consistenza<br />
attuale di circa 16.000 connazionali, più o meno equamente distribuiti tra<br />
Cirenaica e Tripolitania, con leggera prevalenza per la area della capitale.<br />
In particolare, l'Agip ha effettuato in Libia investimenti pari a 463<br />
milioni di dollari e scoperto interessanti giacimenti petroliferi, alcuni dei<br />
4765