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Intercontinental, da dove, tra la mezzanotte e le cinque, aveva telefonato al<br />
domicilio privato di Said Nourredine, diplomatico presso la missione<br />
permanente libica a Ginevra, ed aveva altresì ripetutamente telefonato<br />
all’Hotel Ramada della stessa città, dove alloggiavano i cittadini libici<br />
Khalifa Mohamed e Suleiman Abdulhamid, i quali si erano stabiliti in detto<br />
albergo il 4 giugno 80 dopo aver alloggiato all’Hotel Bellevue di Berna; in<br />
particolare Khalifa Mohamed aveva dimorato all’Hotel Bellevue di Berna<br />
dal 9 maggio al 4 giugno 80, occupando la camera n.442; il mattino dell’11<br />
giugno il Khalifa Mohamed e il Suleiman Abdulhamid avevano<br />
improvvisamente lasciato l’Hotel Ramada di Ginevra alle ore 7.00, mentre<br />
alle ore 7.30 del mattino stesso Rashed Said era ritornato da Ginevra a<br />
Zurigo e qui si era portato nuovamente all’Hotel Schweizerhof per far visita<br />
al Lahderi, il quale alle 11.30, in compagnia di uno sconosciuto dall’aspetto<br />
arabo, aveva lasciato l’albergo per recarsi alla stazione di Zurigo, da dove<br />
era partito in treno per Milano.<br />
A parte la responsabilità di colui che fu accusato di essere l’esecutore<br />
materiale del delitto e cioè Khalifa Mohamed Ben Asha, colui cioè che s’era<br />
presentato con il Lahderi al telefono pubblico di Milano Centrale - e che la<br />
Corte di Milano condannerà all’ergastolo - di rilievo appare la motivazione<br />
che quell’Asha adotterà nei confronti del coimputato Said Rashed stimato<br />
mandante ed organizzatore del delitto.<br />
A fondamento della condanna di costui quel Collegio porrà in primo<br />
luogo una serie di circostanze notorie sui moventi dell’attentato. “E’ notorio<br />
che nel periodo dell’uccisione del Lahderi era in corso una campagna delle<br />
autorità libiche nei confronti dei fuoriusciti da quel paese ai quali si<br />
ingiungeva di rimpatriare; tale campagna culminò in numerosi omicidi di<br />
esuli libici, consumati o tentati in varie città europee; lo stesso giorno 11<br />
giugno 80, nel quale venne ucciso il Lahderi, il cittadino libico Abdelnabi<br />
Suaaiti a Roma tentò di uccidere a colpi di pistola, ferendolo gravemente, il<br />
connazionale Barghati Mohamed cui prima aveva inutilmente ingiunto di<br />
ritornare in Libia; il Barghati, interrogato dalla polizia in ospedale, dichiarò<br />
che in precedenza il Suaaiti gli aveva manifestato il proposito di uccidere<br />
altri cittadini libici fuoriusciti, fra cui Lahderi Azzedin (indicato in un primo<br />
tempo, per erronea trascrizione della pronuncia fonetica del nome, come<br />
Alhere Osdine);<br />
- i ripetuti contatti del Lahderi con Wodalla Senussi, <strong>Capo</strong> dei Servizi segreti<br />
libici, e con Rashed Said, sono confermati dalle annotazioni degli indirizzi,<br />
anche riservati, degli stessi, e dai testi di telex, rinvenuti fra i documenti in<br />
possesso del Lahderi medesimo;<br />
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