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Capo 5 - Il contesto - stragi80.it

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c. Nella ipotesi formulate nella prima perizia del dicembre 80, il tritolo e il<br />

T4 vennero considerati: come facenti parte della miscela costituente<br />

l’esplosivo da mina (per effetto di rilavorazione di tritolo ottenuto da<br />

scaricamento di teste in guerra, e quindi contenente T4); ovvero, il tritolo<br />

come costituente usuale dell’esplosivo da mina ed il T4 come carica di<br />

rinforzo a se stante (detonatore secondario), aggiunta sotto forma di<br />

compresse di T4 flemmatizzato, o di esplosivo plastico al T4 (ad es. il C4,<br />

costituito dal 90,7% di T4 e dal restante 9,3% di sostanza plastificante e olio<br />

minerale).<br />

A tali ipotesi, nella seconda perizia del 06.12.81, relativa alla<br />

comparazione dell’esplosivo rinvenuto sul treno Taranto–Milano con quello<br />

presumibilmente usato nella strage di Bologna, ne venne aggiunta una terza<br />

che prevedeva l’impiego di una tritolite come carica di rinforzo a se stante.<br />

d. Pur non potendo affermarsi una identità, si riscontrano forti analogie tra<br />

gli esplosivi rinvenuti sul treno Taranto–Milano e quelli utilizzati sulla strage<br />

di Bologna, sia per quanto concerne l’esplosivo da mina, sia per quanto<br />

attiene al T4 ed al tritolo che potrebbero essere stati presenti nella carica<br />

esplosa nella stazione di Bologna, sotto forma di carica aggiuntiva di<br />

tritolite.<br />

<strong>Il</strong> raffronto tra la ipotizzata carica esplosa alla stazione di Bologna<br />

con gli esplosivi rinvenuti nel lago di Garda si limita soltanto ad una forte<br />

analogia con la carica di tritolite.<br />

e. L’esplosivo rinvenuto nel deposito di Arbizzano, era esclusivamente<br />

costituito da pani di C4 ( esplosivo plastico contenente il 90,7% di T4) che,<br />

come è stato già evidenziato al punto c. del presente paragrafo 3., poteva<br />

essere stato impiegato come carica aggiuntiva per la strage di Bologna.<br />

Quanto precede è l’unico punto di contatto ipotizzabile tra questi due<br />

episodi, fatta eccezione per la presenza nel deposito di Arbizzano, di una<br />

notevole quantità di accenditori chimici a ritardo. In merito va rivelato che<br />

nella prima perizia sulla strage di Bologna, non essendo stata rinvenuta,<br />

nonostante il setacciamento di una rilevante quantità di detriti, nessuna parte<br />

meccanica od elettrica, sicuramente riconducibile ad un timer elettronico o<br />

ad un congegno meccanico di innesco a ritardo, venne appunto ipotizzata (v.<br />

pag.117–121 della relazione peritale depositata nel dicembre 80) la presenza<br />

di un innesco chimico ritardante.<br />

Va peraltro osservato che esperienze eseguite in altre occasioni,<br />

hanno dimostrato che qualsiasi tipo di congegno di innescamento, posto a<br />

contatto o vicinissimo alla carica, verrebbe completamente polverizzato, e<br />

quindi in ogni caso è molto difficile rinvenire alcun reperto proveniente<br />

dall’innesco.<br />

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