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valorizzazione degli effluenti di allevamento e loro gestione ... - ARAL

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in Agricoltura n° 65/2007, 94/2008 e 130/2011) si rimanda per gli approfon<strong>di</strong>menti tecnici escientifici.Gli scenari simulati (tipo e quantità <strong>di</strong> <strong>effluenti</strong>, colture, concimi minerali utilizzati, …) sono statidefiniti sulla base dei dati aziendali e gestionali forniti dal “Progetto Pilota SATA”; i piani <strong>di</strong>fertilizzazione messi a confronto sono stati quin<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposti considerando l’ipotesi <strong>di</strong> utilizzazioneintegrale nelle aziende zootecniche <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> prodotti e altre soluzioni che tenessero conto:I) dei limiti alla <strong>di</strong>stribuzione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> posti dalla <strong>di</strong>rettiva nitrati (170 e340 kg ha -1 anno rispettivamente in zona vulnerabile e non vulnerabile);II) della “deroga” comunitaria a tali limiti in zona vulnerabile (250 kg ha -1 anno nel rispetto<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzazioni maggiormente efficienti); III) <strong>degli</strong> apporti massimi <strong>di</strong> azotoutile alle colture (cosiddetti MAS), ammessi dal nuovo Programma d’Azione regionale(dgr 2208/11).Le capacità pre<strong>di</strong>ttive del modello ARMOSA sono state ampiamente testate nel quadro dei progettisopra ricordati. Il modello tuttavia non è in grado <strong>di</strong> simulare adeguatamente la coltura del riso, pervia della particolare <strong>gestione</strong> dell’irrigazione che contrad<strong>di</strong>stingue questa coltivazione; pertanto nelcaso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o 3, nello scenario relativo alla delocalizzazione dell’effluente, è stata presa inconsiderazione una coltura <strong>di</strong> mais al posto <strong>di</strong> una risaia, che era stata, nell’ambito del “ProgettoPilota SATA”, l’effettiva destinazione del refluo zootecnico.In ogni caso va comunque tenuto presente che i modelli riproducono il comportamento dei sistemicolturali in forma standar<strong>di</strong>zzata e in certa misura inevitabilmente semplificata rispetto allecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> campo reali. Per questa ragione, nell’analisi dei risultati delle simulazioni più che daisingoli valori assoluti, è dalle <strong>di</strong>fferenze relative tra scenari <strong>di</strong> concimazione <strong>di</strong>fferenti che sitraggono le in<strong>di</strong>cazioni gestionali <strong>di</strong> maggiore rilievo.Nelle schede che seguono sono riportati per ciascuno dei due ambiti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o esaminati:• i parametri aziendali (superfici, rotazioni colturali), gestionali (N organico, tipo <strong>di</strong> <strong>effluenti</strong>zootecnici, N minerale) e ambientali (suoli, piovosità me<strong>di</strong>a annua) utilizzati come inputnelle simulazioni;• i risultati delle simulazioni per i <strong>di</strong>versi scenari <strong>di</strong> fertilizzazione impostati, espressi in termini<strong>di</strong>: input totale <strong>di</strong> N organico e minerale, resa colturale (biomassa totale prodotta o resa ingranella, espresse come sostanza secca), N asportato dalle colture e N lisciviato, entrambiespressi in kg ha -1 ;• un commento interpretativo dei risultati stessi, riferito alle singole situazioni aziendali tipoesaminate, con evidenziato, per quelle zootecniche, l’eccedenza <strong>di</strong> N organico a limitiProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 191

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