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valorizzazione degli effluenti di allevamento e loro gestione ... - ARAL

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1.3.6 - Ambito 6Impianto catalitico con produzione <strong>di</strong> combustibili, dalla trasformazione del <strong>di</strong>gestato, doposeparazione della fase liquidaConsiderato come la <strong>gestione</strong> dei reflui aziendali, specialmente nel caso <strong>di</strong> importanti eccedenze<strong>di</strong> azoto rispetto alle conformità previste dalla normativa, possa richiedere interventi tecnologicispesso onerosi, la possibilità <strong>di</strong> ottenere energia da fonti rinnovabili, impiegabile almeno in parteper operazioni <strong>di</strong> trattamento o per incrementare il red<strong>di</strong>to aziendale, risulta <strong>di</strong> notevole interesse.Accanto alla ormai consolidata <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica con produzione <strong>di</strong> biogas, che somma aireflui zootecnici frazioni <strong>di</strong> produzioni agricole, per incrementarne il potere calorifico, si affaccianotecnologie industriali complesse, in alcuni casi già affermate per il trattamento <strong>di</strong> rifiuti <strong>di</strong> tipoorganico.In questo senso, a suo tempo, considerata l’opportunità <strong>di</strong> seguire gli sviluppi <strong>di</strong> un’esperienzaapplicativa, in fase d’avviamento in provincia <strong>di</strong> Pavia, venne inserito nel piano operativo anche ilpresente ambito, per testare la valenza, tra le molteplici tecnologie, <strong>di</strong> una potenziale applicazionedella Riaggregazione Molecolare, attraverso <strong>di</strong>fferenti reazioni che sfruttano le basi del crackingcatalitico, applicabile alla matrice organica contenuta negli <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> o <strong>di</strong> qualsiasialtro materiale. Il tipo <strong>di</strong> processo sopra in<strong>di</strong>cato, così come definito a livello scientifico etecnologico, non è combustivo (mancanza totale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ossine) e non ha residui <strong>di</strong> processoinutilizzati (emissioni 0).Considerata la richiesta <strong>di</strong> particolari caratteristiche del separato da immettere nell’impiantocatalitico, il processo <strong>di</strong> separazione comporta l’impiego <strong>di</strong> una matrice vegetale, per ora copertada segreto industriale, in vista del brevetto, in grado <strong>di</strong> concentrare e fissare la sostanza secca el’azoto. Questa tecnica particolare, se confermata dalla elaborazione <strong>di</strong> dati analitici e tecnici,appariva come un primo argomento <strong>di</strong> forte interesse, a prescindere dalla successiva destinazione,per la forte concentrazione e fissazione dell’azoto nella fase solida, per limitare la <strong>di</strong>spersione inatmosfera. Il secondo punto d’interesse coincideva, ovviamente, con il processo <strong>di</strong> catalisi, nontanto per la <strong>gestione</strong> dell’azoto in sé, comunque oggetto <strong>di</strong> valutazioni tecnico-ambientali, quantoper la possibilità <strong>di</strong> utilizzo <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> per una produzione energetica ad alta efficienza.Il processo può trattare tutte le sostanze organiche che contengono carbonio ed idrogeno; imateriali da processare devono possedere:• umi<strong>di</strong>tà inferiore al 10%, per avere un’ottima efficienza <strong>di</strong> trasformazione in idrocarburi;• assenza <strong>di</strong> materiale inerte (metalli, sassi, sabbia, vetro);• granulometria fine (inferiore a 3 mm).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 50

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