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valorizzazione degli effluenti di allevamento e loro gestione ... - ARAL

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ecc.). Sul totale lo scarto, me<strong>di</strong>amente, raggiunge valori oscillanti tra il 15 e 20% del totaleprodotto in <strong>di</strong>pendenza dell’andamento climatico che influisce più o meno sullo sviluppo dellepatologie fungine;• per la patata lo scarto è rappresentato dal prodotto scalfito e/o rotto meccanicamente oltre alprodotto con patologie in atto. La percentuale è <strong>di</strong> circa il 10-15% rispetto al totale prodotto.Oltre a quanto sopra vi sono da considerare le acque <strong>di</strong> lavaggio <strong>di</strong> entrambe i prodotti. Le acque<strong>di</strong> lavaggio vengono considerate dall’attuale normativa un rifiuto (fango) e come tali devono esseretrattate. Devono quin<strong>di</strong> essere stoccate e successivamente ritirate da parte <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta autorizzata.Nello stabilimento visitato lo scarto vero e proprio trovava reimpiego proprio nella filiera del biogas.Patate e cipolle <strong>di</strong> scarto venivo ritirate a cura <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta alto atesina e destinate allafermentazione anaerobica. Il prodotto <strong>di</strong> scarto usciva dalla <strong>di</strong>tta madre con un normale D.D.T..Nel corso della visita ad UNICA è stata <strong>di</strong>scussa con i titolari anche la tematica della realequantificazione del prodotto lavorato in un dato territorio. Dalla <strong>di</strong>scussione è emerso che èassolutamente impossibile, per pate e cipolle, legare l’eventuale quantità <strong>di</strong> scarto prodotta allasuperficie coltivata. Per quanto riguarda UNICA, ad esempio, si è certi del ritiro del prodotto acontratto (me<strong>di</strong>ante un consorzio <strong>di</strong> produttori) ma non è detto che vi possano essere ancheacquisti “fuori contratto” se l’annata è sfavorevole alla produzione oppure se le con<strong>di</strong>zionicommerciali lo richiedessero. Oltre a questo per i produttori che vanno sul mercato vi possonoessere ritiri “in campo” <strong>di</strong> prodotto che viene stoccato e lavorato non si sa dove quin<strong>di</strong> anche fuoriregione.ConclusioniLa breve indagine svolta a permesso <strong>di</strong> verificare quanto segue:• se si esclude il settore rifiuti non esistono fonti statistiche complete utili agli scopi del presentelavoro;• le informazioni statistiche <strong>di</strong>sponibili (SIARL; ISTAT ecc), dalle quali ricavare dati <strong>di</strong> partenzautili alle stime, vanno trattati con molta attenzione. Ad esempio conoscere le superfici coltivatea cereali può portare a stimare con una buon grado <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità la quantità <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong>scarto <strong>di</strong> queste colture presenti in un dato territorio. Per quanto verificato gli scarti dellecoltivazioni cerealicole (paglie, stocchi ecc.) hanno una scarsa o nulla mobilità se si escludonogli spostamenti dovuti agli impieghi alternativi (lettiera, alimento zootecnico ecc.). In questocaso quin<strong>di</strong> il dato della superficie coltivata è utile a patto <strong>di</strong> stimare correttamente i quantitatividestinati agli impieghi alternativi;• per le altre coltivazioni praticate lo scarto utilizzabile per la <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica è generato,nella maggioranza dei casi, non in campo ma nello stabilimento <strong>di</strong> trasformazione. Questo fa siProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 83

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