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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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RIVOLUZIONE RESTAURAZIONE RISORGIMENTO<br />

gratuitamente ai bambini, secondo un’istanza degli uomini <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>,<br />

che fu accolta dal governo, che la estese anche agli altri paesi dove fu assegnato<br />

un vicario. Sicché l’idea degli uggiatesi ebbe fortuna politica e<br />

ne sortì un beneficio nell’interesse generale.<br />

Ma come andarono effettivamente le cose in luogo? Ad <strong>Uggiate</strong> era<br />

arrivato come primo vicario tale don Carlo Lafranconi, che però non era<br />

giovanissimo; doveva avere superato la cinquantina e non si era adattato<br />

a fare il maestro. Pertanto la scuola, anziché rifiorire, era andata a languire.<br />

Lo si desume da una relazione del febbraio 1805 preparata per la Prefettura,<br />

che avrebbe preteso la nomina <strong>di</strong> un maestro. Ma non si era trovata<br />

«persona che abbia voluto sogetarsi a questa caricha per il soldo <strong>di</strong><br />

lire due cento» all’anno, ossia con lo stipen<strong>di</strong>o che aveva deliberato il<br />

Consiglio Comunale già nella seduta del 16 aprile 1804, quando approfittando<br />

del fatto che la Repubblica Italiana napoleonica spingeva i comuni<br />

ad istituire le scuole elementari, autorizzandoli ad assumere le spese<br />

relative, si sperava <strong>di</strong> avere la copertura finanziaria a carico dello Stato<br />

per assumere «un Maestro <strong>di</strong> Scuola, che debba insegnare ai Fanciulli del<br />

Paese il leggere lo scrivere, e le prime quattro parti dell’Aritmetica». 20<br />

«Sono già scorsi venti anni che questo vicario assonto à l’obligo senza<br />

che mai da lui sia fatto o sia adempito. Varie ricorsi ebero questi abitanti<br />

per obligarlo e quandanque qualche volta abbia dato prencipio sempre riesscie<br />

in frutuoso e <strong>di</strong> nisuno utile». E se non si era riusciti a domarlo<br />

quando era meno anziano, meno ci speravano adesso che era «setagenario»,<br />

aveva cioè ormai compiuti i 70 anni. Perciò gli amministratori chiesero<br />

alla Prefettura <strong>di</strong> poter nominare un maestro interinale nella persona<br />

<strong>di</strong> Francesco Somaini, in attesa che maturassero nuove can<strong>di</strong>dature.<br />

Le circostanze politiche favorevoli venivano a coincidere con il cambio<br />

del vicario: a don Carlo Lafranconi subentrava un giovane sacerdote,<br />

don Andrea Mola. In base alla delega ricevuta dal Consiglio gli amministratori<br />

(il sindaco Giuseppe Somaini e Giovanni Della Torre, sostituto <strong>di</strong><br />

Pietro Morosini, assessore anziano) il I <strong>di</strong>cembre 1806 nominarono come<br />

maestro il nuovo vicario, cui dettarono per scritto gli obblighi derivanti<br />

dall’incarico: «Primo sarà sarà tenuto gratis far la scuola a tutti i fanciulli<br />

del Paese, che però siano dell’età <strong>di</strong> anni sette compiti insegnando<br />

loro il leggere, lo scrivere, le prime quattro parti d’Aritmetica sul piede<br />

che si pratica dagli altri Maestri.<br />

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