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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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RIVOLUZIONE RESTAURAZIONE RISORGIMENTO<br />

anno <strong>di</strong> età: la gran<strong>di</strong>ssima maggioranza morti nelle prime ore o nei primi<br />

giorni <strong>di</strong> vita per nascita prematura o per parto laborioso, ovvero per<br />

l’estrema gracilità, che non dava loro nemmeno la forza <strong>di</strong> succhiare il<br />

latte della mamma; talora per malformazioni congenite.<br />

Altri bambini, che resistevano qualche mese, venivano poi falciati via<br />

da febbre catarrale, o febbre gastrica, o <strong>di</strong>arrea o vermi, o tosse canina, o<br />

malattie esantematiche retroflesse (scarlattina, erpete…), polmoniti, rachitismo.<br />

Erano queste le malattie dominanti, che portarono alla tomba in<br />

quel cinquantennio altri 275 bambini (99 <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong> e 176 <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>),<br />

pari al 18,84 per cento dei defunti, <strong>di</strong> età compresa fra un anno e <strong>di</strong>eci<br />

anni. Alcuni morirono anche per infortuni, come annegamenti o scottature;<br />

alcuni perfino per <strong>di</strong>fficoltà nella dentizione. Nel 1854 si registrano<br />

due casi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fterite. Anche se raramente (in 50 anni si trovano annotati 8<br />

casi) capitava che anche le donne morissero per complicanze da parto<br />

(febbre puerperale o altro).<br />

Questo quadro commovente e angosciante, al <strong>di</strong> là dell’arretratezza<br />

generale della scienza me<strong>di</strong>ca (non si conoscevano, ad esempio, gli antibiotici,<br />

né si parlava <strong>di</strong> educazione sanitaria), rivela un retroscena <strong>di</strong> povertà,<br />

<strong>di</strong> malnutrizione, <strong>di</strong> cattive con<strong>di</strong>zioni igieniche in cui viveva la<br />

nostra gente, costretta a rassegnarsi ad una vita <strong>di</strong> stenti e <strong>di</strong> strapazzi.<br />

Coloro che superavano indenni la soglia dei <strong>di</strong>eci anni, non avevano<br />

certo un futuro meno rischioso: le stesse malattie dell’apparato respiratorio<br />

o <strong>di</strong>gestivo (febbri catarrali, gastriche, verminose) mietevano vittime<br />

anche tra gli adulti. E per loro le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> vita riservavano<br />

enteriti e <strong>di</strong>ssenterie, tisi polmonare o consunzione, pleuriti e polmoniti,<br />

idropisie, pellagra: tutte malattie che oggi sarebbero curabili, ma che<br />

allora portavano alla tomba. Non mancavano decessi per malattie circolatorie:<br />

apoplessia, ictus cerebrale (che chiamavano travaso <strong>di</strong> sangue alla<br />

testa). Pochi morivano delle malattie degli eccessi e dell’abbondanza: sono<br />

solamente tre possidenti più un me<strong>di</strong>co e un conta<strong>di</strong>no a morire <strong>di</strong> mal<br />

<strong>di</strong> fegato.<br />

Sono rari i casi <strong>di</strong> tumori <strong>di</strong> tipo moderno; compare qualche scirro al<br />

piloro, ed uno scirro al pancreas (<strong>di</strong> cui è vittima il prevosto Carlo Somaini<br />

nel 1848); tre sono i casi <strong>di</strong> vaiolo (uno nel 1831 che uccide una<br />

ragazza quin<strong>di</strong>cenne, uno nel 1835 <strong>di</strong> cui è vittima una donna <strong>di</strong> 26 anni<br />

dopo il parto, ed uno nel 1849 che colpisce il trentaduenne vicario don<br />

Francesco Argenti).<br />

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