Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

972 UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE
sia migrata una prima volta dalla testata del cortile verso l’interno
dell’ala settentrionale del palazzo, dove ne è riconoscibile la struttura nel
locale che fiancheggia il portico, che presenta tuttora il cornicione in
stucco su tutto il perimetro, interrotto laddove era apposta l’ancona
dell’altare. Poi, per recuperare l’apertura al pubblico, in ossequio alle disposizioni
di mons. Simonetta, parrebbe sia stata riportata in testa al giardino,
come segnata sulle mappe, che per quanto riguarda i beni di seconda
stazione, ossia gli edifici, erano state ritoccate nel 1750 circa.
Il trasferimento nell’ala più nobile della residenza di campagna dei
Natta doveva essere avvenuto in seguito agli interventi di riqualificazione
del palazzo, che avevano comportato la decorazione della sala di rappresentanza
o delle feste; opere eseguite da artisti di valore. Sembra infatti di
riconoscere nei dipinti lo stile, se non la mano, dei Recchi (Gian Paolo
visse fino al 1686), o quantomeno di pittori operanti nella loro bottega o
ruotanti nell’ambiente, cui si affiancarono gli stuccatori che realizzarono
il camino. L’impianto compositivo delle pitture e degli stucchi richiama
senz’altro le creazioni dei Recchi presenti in altri ambienti, come ad
esempio in Villa Gallia a Como. Si vedono bronzute figure di dei o semidei
(Giove, Apollo, Ercole), putti che reggono quadri paesaggistici, che
preludono al gusto arcadico. Pertanto Casa Natta (ora Ambrosoli) di Romazzana
costituisce senza dubbio e per antichità e per qualità il più importante
episodio d’arte civile presente sul territorio del comune di Uggiate
Trevano.
Quanto alla cappella, sia nell’una che nell’altra posizione, i vescovi
del Sei e Settecento osservano che era piccola, senza sacrestia, ma con un
armadio a destra dell’altare per riporre i paramenti, con l’acquasantiera
infissa nel muro appena dentro la porta a destra, soffittata, imbiancata e
con pavimento di cemento, con un altare in muratura dotato di pietra sacra
mobile e predella di legno, con sopra un quadro in tela raffigurante la
Natività di Maria dentro una cornice parzialmente indorata; delimitato da
balaustre di legno. Il canonico Sangiuliano, convisitatore di mons. Simonetta,
nel 1736 la vide ornata anche di varie e devote immagini di santi
appesi alle pareti, ma vi trovò anche un quadro di Santa Maria Maddalena
appeso sopra la porta, che ordinò di togliere perché la santa era raffigurata
poco vestita. A sinistra dell’altare c’era anche un inginocchiatoio
per la preparazione alla messa del sacerdote; sull’altare c’erano vasi per i
fiori, candelabri argentati e due reliquiari.