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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE CENTRO RELIGIOSO DELL’ANTICA PIEVE 817<br />

Dagli esempi citati sembra, però, che non fosse affatto così: molti<br />

preti seminavano figli, e se volevano dare una vita normale alle loro<br />

creature, erano costretti ad arrotondare le entrate: il cumulo dei benefici<br />

<strong>di</strong>ventava, per una sorta <strong>di</strong> circolo vizioso, una necessità «familiare».<br />

In ambiente ambrosiano (ad Appiano per esempio), se si vanno a leggere<br />

gli atti delle prime visite pastorali, si scopre una situazione assai più<br />

sfacciatamente scandalosa che a <strong>Uggiate</strong>: c’erano canonici con tre o<br />

quattro figli, che tenevano o frequentavano notoriamente le loro donne;<br />

che giravano armati; che si immischiavano in risse… O forse gli atti <strong>di</strong><br />

visita milanesi sono più espliciti nel rilevare come stavano le cose.<br />

Pure nella pieve <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> si registrano preti e canonici prolifici (don<br />

Filippo Rusconi, don Ercole Lambertenghi, don Gian Pietro Olgiati, don<br />

Alberto Ponga…). Ci fu poi un prete <strong>di</strong> Olgiate, don Antonio Lucini, che<br />

in una rissa perse il me<strong>di</strong>o e l’anulare della mano destra, e dovette chiedere<br />

una particolare <strong>di</strong>spensa per poter continuare a celebrare la messa<br />

(che ottenne, giacché all’elevazione dell’ostia e del calice velava la mutilazione<br />

con l’altra mano). E si è visto don Lodovico Peregrini, curato <strong>di</strong><br />

Drezzo, duellare con una forca con un suo parrocchiano (che lo aveva<br />

trovato in casa sua a «riposare»: era per prendere fiato prima <strong>di</strong> salire alla<br />

chiesa sul monte, o era stato sorpreso a ronzare attorno alla giovane moglie?).<br />

In effetti lo sforacchiò, tanto che il poveretto ne morì, lasciando<br />

tre bambini da mantenere: fu giocoforza chiedere un canonicato a <strong>Uggiate</strong><br />

e uno a Balerna.<br />

I cumulatori <strong>di</strong> prebende <strong>di</strong>ventavano talora anche dei «piccoli boss»,<br />

cui dovevano rivolgersi i giovani chierici, per farsi rilasciare un beneficio<br />

per poter essere ammessi agli or<strong>di</strong>ni; oppure per trovare da sbarcare il lunario<br />

come cappellani mercenari, assumendo servizio nelle chiese come<br />

sostituti dei titolari. C’era quin<strong>di</strong> un sottobosco <strong>di</strong> pretuncoli affamati,<br />

che prima <strong>di</strong> fare carriera (ma talvolta la carriera si protraeva così, da<br />

eterni supplenti) dovevano prestarsi a prendersi in carico la cura d’anime<br />

per conto <strong>di</strong> prevosti panciuti, che se ne stavano tranquilli a vivere <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>ta o con incarichi più prestigiosi in città. Farà così pure qualche<br />

prevosto <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>. Anche queste assenze, che spesso davano luogo a<br />

girandole <strong>di</strong> sostituti, offrivano motivo alle piccole comunità periferiche<br />

<strong>di</strong> tendere ad essere autonome e cercare <strong>di</strong> avere un sacerdote residente in<br />

paese; ma i prevosti quasi sempre mettevano la stanga nelle ruote, per timore<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire le loro entrate.

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