Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE
Il 6 agosto, teso e sconfortato, Garibaldi è ad Albate, alle porte di Como,
dove si è fatto precedere da una richiesta di aiuto per sfamare i suoi
uomini, che nel frattempo sono saliti a circa 3.000 e minacciano di rompere
la disciplina. Il Consiglio Comunale, riunito in sessione straordinaria,
valutato il grave pericolo che Como corre se si dovesse resistere con
le armi al nemico austriaco incombente con le sue truppe sulla città per
rioccuparla, delibera di dare sì qualche sussidio a Garibaldi, ma la condizione
è che sloggi al più presto dai dintorni per evitare conflitti con gli
Austriaci, che potrebbero vendicarsi con gravi conseguenze.
Il «biondo marinaro» di Nizza non riesce più a controllare la situazione.
La sua colonna comincia a sfaldarsi: perfino Giuseppe Mazzini ed alcuni
ufficiali piemontesi, arrivati da Milano, da Maslianico riparano in
Svizzera, lasciando le armi al sindaco di Vacallo.
Ma tutti i posti di confine da Vacallo a Chiasso, da Pedrinate a Novazzano,
si ingombrano di armi abbandonate o depositate dai garibaldini in
fuga attraverso i valichi di Cavallasca, Drezzo, Val Faloppia e Ronago.
Sono almeno 1.500 quelli che riparano di là dalla frontiera, giacché il 7
agosto Garibaldi, scrivendo da Parè al Comune di Olgiate dice che gliene
sono rimasti altrettanti: «Parè 7 agosto 1848. Sig. ri della Deputazione
Comunale di Olgiate. Dovendo passare colla Collonna a miei ordini per
la loro città. Prego intimamente loro Sig. ri si degnino mandare prepararmi
mille cinquecento razioni di pane et con foraggi per quaranta e
tanti cavalli, anticipando loro la mia gratitudine, sono serv. re di L. S. i G.
Garibaldi».
Il 10 agosto a Vigevano viene firmato l’armistizio tra Austriaci e Piemontesi,
questi ultimi rappresentati dal generale Salasco. Garibaldi si
trova a Castelletto Ticino, e comunica al governatore di Novara che osserverà
la tregua e non attaccherà gli Austriaci. Ma fatica a digerire il
«tradimento» di Carlo Alberto. E quando dopo qualche giorno riceve
l’ordine di sciogliere le sue bande, dichiara di non riconoscere il re di
Sardegna e di voler proseguire la guerra. Il 14 agosto da Arona salpa per
Luino dopo essersi impadronito di due piroscafi (San Carlo e Verbano) e
nove barconi su cui trasborda i suoi uomini, rimpolpati a 2.000.
Il giorno di Ferragosto, alle sette di sera, a Luino avviene il primo
scontro con i nemici. 50 Garibaldi comincia allora una serie di spostamenti
in Valganna, a Varese, in Valcuvia, sempre alla ricerca dello scontro;
mentre chiede aiuti a Gabriele Camozzi da Bergamo, ed intanto invia a