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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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IL SETTECENTO: SECOLO DI RIFORME 567<br />

Per relazione e detta del Me<strong>di</strong>co degli da lui visitati ieri crede che<br />

puochi moriranno se saranno curati ed alimentati con cibi proporzionati».<br />

Quali furono i provve<strong>di</strong>menti adottati?<br />

Scrive ancora il Mainoni: «Si propose <strong>di</strong> far capire al Luogo Pio della<br />

Carità (ossia l’Ente <strong>di</strong> assistenza <strong>di</strong> allora) <strong>di</strong> mandar colà un me<strong>di</strong>co per<br />

<strong>di</strong>eci o 15 giorni, che eserciti anche <strong>di</strong> chirurgo» sotto la <strong>di</strong>rezione del<br />

dottor Porta, e <strong>di</strong> mandare soccorsi in viveri («due gerli farina <strong>di</strong> buon<br />

formento ed un gerlo pasta»), oltre a «me<strong>di</strong>camenti la maggior parte<br />

semplici, ed anche nostrani», visto che lo stesso Luogo Pio non ne<br />

avrebbe avuto gran danno, «se ogni tre mesi fa sempre impieghi», ossia<br />

se avanzava sol<strong>di</strong> per fare investimenti. Ma il Mainoni fa anche presente<br />

che la situazione dava fasti<strong>di</strong>o a Como; ad<strong>di</strong>rittura si sarebbe suggerito al<br />

me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> non <strong>di</strong>re che la causa del male poteva essere la fame, e «che<br />

dovesse tener occulta questa verità perché offendeva la convenienza de’<br />

Padroni che non avevano soccorsi i loro massari, e quelli li avevano levate<br />

sino le sementi».<br />

Tali manovre sarebbero state fatte dai «Direttori delle Monache che<br />

colà sono Possessore e <strong>di</strong> altri stitici Compadroni». Commenta il Mainoni:<br />

«Soliti maneggi de’ Comaschi, che hanno sempre ingannato il Governo<br />

e precipitata la loro Provincia…».<br />

In attesa <strong>di</strong> sapere cosa avrebbero deciso in serata le autorità e gli enti<br />

assistenziali comaschi, <strong>di</strong> cui avrebbe dato ragguaglio colla posta, concludeva:<br />

«Intanto Vostra Signoria Illustrissima avrà la carità <strong>di</strong> presentare<br />

questo stato a Sua Eccellenza» e, vista l’esperienza passata, si permetteva<br />

<strong>di</strong> suggerire: «Sarebbe senza nominar che queste<br />

notizie le siano arrivate da me per non farmi maggiormente o<strong>di</strong>oso, che<br />

l’Eccellenza Sua dasse lettera alla Congregazione del Luogo Pio della<br />

Carità <strong>di</strong> Como <strong>di</strong> mandar colà un me<strong>di</strong>co che faccia anche da chirurgo,<br />

me<strong>di</strong>camenti, farina <strong>di</strong> buon formento e pasta sin a tanto che quei abitanti<br />

siano guariti, e che debba continuar tal somministrazione fino a che<br />

durerà il bisogno».<br />

Questa prima lettera produsse il suo effetto, giacché esattamente la<br />

settimana dopo, in data 19 settembre, il conte Firmian in persona scriveva<br />

al «Regio Delegato <strong>di</strong> Como Signor Don Lodovico Peregrino» <strong>di</strong> aver<br />

avuto «notizia che da codesto Uffizio della Sanità siasi riconosciuto necessario<br />

<strong>di</strong> spe<strong>di</strong>re il Me<strong>di</strong>co Porta a riconoscere la natura delle febbri<br />

alle quali sono da qualche tempo soggetti gli abitanti della Valle <strong>di</strong>

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