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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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928 UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

da sinistra», probabilmente perché la navata laterale da quella parte non<br />

era allineata alla parete <strong>di</strong> facciata, bensì si affiancava più avanti.<br />

L’altare maggiore, in testa alla navata me<strong>di</strong>ana, era sopraelevato <strong>di</strong><br />

quattro gra<strong>di</strong>ni, ornato con un’icona dorata e <strong>di</strong>pinta, sotto una volta pure<br />

<strong>di</strong>pinta. Era stato consacrato da mons. Volpi nel 1569, come quello <strong>di</strong><br />

Santo Stefano. Davanti all’altare si estendeva il coro recintato da balaustre<br />

<strong>di</strong> legno, dentro il quale c’erano otto stalli per i canonici.<br />

Era evidentemente stato allargato secondo le prescrizioni del Bonomi,<br />

e già vi si era messa mano nel 1584, giacché mons. Volpi nella visita <strong>di</strong><br />

quell’anno aveva trovato opere in corso, per le quali raccomandava:<br />

«Non manchi il prevosto <strong>di</strong> sollecitare che la principiata fabrica si riduchi<br />

a perfettione». Aveva tuttavia dato altre prescrizioni per il rinnovo o<br />

l’integrazione delle suppellettili sacre e per la manutenzione della chiesa<br />

(«Si racconci il pavimento dov’è rotto anco sopra la sepoltura dei canonici,<br />

troppo indecente») e del campanile («Il campanile che minaccia rovina<br />

si racconci et si copri <strong>di</strong> tetto in modo che non vi piovi drento a spese<br />

della comunità»). Quest’ultimo, a forma <strong>di</strong> torre quadrata, era davanti<br />

alla porta principale, ma staccato dalla chiesa (<strong>di</strong> circa 6 cubiti, ossia più<br />

o meno tre metri e mezzo, preciserà mons. Torriani); aveva tre campane,<br />

<strong>di</strong> cui una rotta.<br />

Quando il 24 agosto 1597 arriva in visita mons. Filippo Archinti, trova<br />

anch’egli da <strong>di</strong>re la sua: «L’altare maggior et il choro non potrebbero star<br />

più scomo<strong>di</strong> <strong>di</strong> quello che stanno per esser l’uno troppo alto et l’altro per<br />

occupar troppo la chiesa; però vogliamo che in ogni modo sia trasportato<br />

più avanti tutto intiero, però, per non essere conservato, talmente che<br />

doppo esso vi sia tanto spatio che vi possino capir le se<strong>di</strong>e delli canonici<br />

titolati et prevosto attorno la nicia; come vi fu detto et l’altare sia accomodato<br />

con le sue misure secondo l’or<strong>di</strong>ni, et sia chiuso <strong>di</strong> cancelli quali<br />

siano tanto lontani dalla bradella che vi possino star comodamente nel<br />

detto spatio il <strong>di</strong>acono et sud<strong>di</strong>acono revestiti con altri ministri quando si<br />

canta la messa grande et se si trovassi in fuori il choro facendo una capella<br />

maggior sarebbe assai meglio».<br />

Probabilmente <strong>di</strong>ede un <strong>di</strong>segno per spostare in avanti l’altare e sistemare<br />

i canonici nell’emiciclo dell’abside: così parrebbe <strong>di</strong> capire da un<br />

foglio allegato agli atti <strong>di</strong> visita. Cita l’altare della Madonna e <strong>di</strong> Santo<br />

Stefano; or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> chiudere il cimitero che era intorno alla chiesa con<br />

porte, per non lasciar entrare bestie.

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