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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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RIVOLUZIONE RESTAURAZIONE RISORGIMENTO<br />

roso in quella località possa ogni volta avere contribuito la lavatura<br />

degl’oggetti e delle lingerie dei cholerosi fatta nelle ripetute acque.<br />

A complemento delle savie misure sanitarie attivate dal Sig. Sindaco<br />

trovasi necessario insistere perché venga istituita una lavanderia separata<br />

per solo servizio dei cholerosi fatta in modo che le acque dalla stessa<br />

procedenza si smaltiscano nel terreno e non possano menomamente<br />

immischiarsi coll’acque <strong>di</strong> pubblico uso.<br />

Esprimendosi al Sig. Sindaco ringraziamenti per l’energia spiegatasi<br />

nella presente luttuosa circostanza e per la saviezza dei provve<strong>di</strong>menti<br />

addottati a tutela della pubblica salute, si lesse il presente Verbale e si<br />

riportarono le firme degli’intervenuti.<br />

Giovanni Casella<br />

Martinez D. Carlo ff. <strong>di</strong> segretario». 43<br />

Di fronte a questi dati e a simili notizie viene da domandarsi: come<br />

mai un tempo infierivano simili mali; come si curavano? Si sa che il colera,<br />

dovuto al vibrione <strong>di</strong> Koch, si <strong>di</strong>ffonde per contagio, principalmente<br />

attraverso le feci infette, provenendo dall’Asia dove è endemico.<br />

L’ultima ondata, arrivata fino all’Italia meri<strong>di</strong>onale è del 1973. Tuttavia<br />

oggi si riesce a circoscrivere con meto<strong>di</strong> più appropriati i casi <strong>di</strong> contagio<br />

e a curarlo. Un tempo, <strong>di</strong> fronte all’avanzata dell’epidemia, i comuni erano<br />

tenuti a pre<strong>di</strong>sporre un locale <strong>di</strong> isolamento, <strong>di</strong> solito un po’ appartato<br />

rispetto ai centri abitati, dove trasferire gli eventuali contagiati, da curare<br />

con certe precauzioni.<br />

In particolare, così dettavano i regolamenti per le malattie epidemiche<br />

e contagiose, «le biancherie che avranno servito ai malati <strong>di</strong> cholera<br />

s’immergeranno per alcune ore in una soluzione <strong>di</strong> cloruro <strong>di</strong> calce entro<br />

apposito tino prima <strong>di</strong> essere consegnate al bucato». Le abitazioni in cui<br />

erano state ricoverate persone affette da malattia contagiosa dovevano essere<br />

<strong>di</strong>sinfettate collocando nei locali chiusi dei recipienti contenenti una<br />

soluzione <strong>di</strong> cloruro in acqua, in modo da vaporizzare l’ambiente. Si usavano<br />

anche «suffumigi», ossia vaporizzazioni, con acido solforico, tenendo<br />

chiusa la stanza da <strong>di</strong>sinfettare per 24 ore. I regolamenti aggiungevano:<br />

«In appresso, aperte le porte, si pulirà la stessa, e le immondezze si<br />

abbruceranno o si sotterreranno a <strong>di</strong>screta profon<strong>di</strong>tà, si laverà con<br />

forte ranno il pavimento, e si darà il bianco con latte <strong>di</strong> calce alle pareti,<br />

alla soffitta, alle porte, ed a tutto quanto <strong>di</strong> stabile si troverà nella stanza».<br />

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