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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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824<br />

UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

soprannumerario ed è entrato anche lui nella <strong>di</strong>visione. 63 Deve intervenire<br />

Guglielmo Citta<strong>di</strong>ni, vicario generale del vescovo Scaramuzza Trivulzio,<br />

che nomina come arbitri due esperti cacciatori <strong>di</strong> prebende: l’arci<strong>di</strong>acono<br />

della Cattedrale Gian Giacomo Lambertenghi e l’arciprete <strong>di</strong> Balerna<br />

Marco Paernio, oltre all’avvocato Gian Antonio Bagliacca, che confermano<br />

la vali<strong>di</strong>tà della nomina <strong>di</strong> don Pietro Bernasconi, e stabiliscono le<br />

quote spettanti a ciascuno per la <strong>di</strong>visione delle ren<strong>di</strong>te degli ultimi due<br />

anni del canonicato, che era <strong>di</strong> don Gian Stefano Cattaneo.<br />

La sentenza degli arbitri è interessante, perché contiene ulteriori notizie:<br />

i frutti dei beni capitolari siano <strong>di</strong>stribuiti per il futuro in parti uguali<br />

fra i tre canonici contendenti. Quanto alle ren<strong>di</strong>te dei due anni passati,<br />

relativi al canonicato Cattaneo, ne vada un terzo a don Pietro Bernasconi,<br />

che è stato cappellano della chiesa, come suo salario da stabilire in 45<br />

fiorini l’anno; un terzo sia <strong>di</strong>viso tra don Felice Colmegna e don Giovanni<br />

Rusconi ed un terzo vada alla fabbrica della sacrestia, cioè sia destinato<br />

alla manutenzione ed acquisto <strong>di</strong> paramenti o suppellettili della<br />

chiesa. Gli arbitri ingiungono anche a don Felice e a don Pietro <strong>di</strong> celebrare<br />

le messe d’obbligo metà per uno, sollevando da tale impegno don<br />

Giovanni Rusconi, il quale però per questo motivo pagherà loro 1 moggio<br />

<strong>di</strong> frumento e 2 brente <strong>di</strong> vino.<br />

Il canonico soprannumerario don Pietro Bernasconi, perciò, aveva<br />

fatto e continuava a fare da cappellano, il che significa che svolgeva le<br />

funzioni ministeriali per conto del prevosto, che da qualche anno non era<br />

più residente, perché stava a Como, dove aveva preso la titolarità <strong>di</strong> un<br />

canonicato in Duomo, come confermano vari atti <strong>di</strong> amministrazione dei<br />

beni, in cui il capitolo è riunito dal decano dei canonici Giovanni Rusconi,<br />

perché il prevosto non è in sede. 64<br />

La situazione dovette trascinarsi così per alcuni anni, giacchè nel<br />

1513, quando i canonici si riunirono in capitolo presso il palazzo vescovile<br />

per presentare e far approvare dal vicario generale gli statuti, ossia il<br />

loro regolamento interno, a fare la convocazione era ancora don Giovanni<br />

Rusconi. 65<br />

Eppure il prevosto Agostino Boldoni aveva già sgombrato il campo,<br />

per passare la mano a un nuovo prevosto. Ed aveva pure lasciato una sorpresa:<br />

il suo successore era un giovane nipote, Nicolao o Nicolò Boldoni;<br />

talmente giovane che era ancora aetate minor, minorenne (non si specifica<br />

però quanti anni avesse esattamente), ed ovviamente non era nemme-

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