Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE
Il primo giugno seguì la visita ad Olgiate, il sabato incontro con il capitolo
di Uggiate con messa e ricognizione dello stato capitolare, mentre
un convisitatore andava a Rodero. Il 3 giugno visita a Bizzarone, il 4 ricognizione
dello stato personale del clero, che secondo l’agenda si sarebbe
dovuto riunire in congregazione il 5, con conclusione della visita alla
pieve. La congregazione plebana era una riunione di tutti i sacerdoti, cui
si ponevano quesiti di morale, a cui dovevano rispondere per dare prova
della loro preparazione, e si affrontavano problemi di pastorale e liturgia.
In effetti la congregazione fu anticipata in occasione dell’incontro col
clero del 4 giugno, presente il vescovo, che alla fine trasse le sue conclusioni
ed emanò alcune prescrizioni, che vale la pena di leggere almeno
per stralcio, perché si apprendono curiose informazioni sui preti del tempo,
e si ha modo di fare un confronto con la situazione di oggi, per rendersi
conto se rispetto a una volta vi sia peggioramento o miglioramento.
Non solo: si tocca con mano l’azione pastorale del vescovo, che deve fare
«il prete dei preti».
«Hanno cagionato non poca amarezza alla nostra sollecitudine pastorale
– dice il vescovo Ciceri – le rilassationi et abusi, che in questa
nostra prima visita habbiamo trovato nel clero di Ugiate. Habiti corti, et
alla moda, anche nelle publiche fontioni, e processioni nell’atto stesso
della nostra visita; delationi di schiopetta, 115 giuochi di carte e di palla,
hosterie, sacri riti strapazzati, fontioni ecclesiastiche precipitate con
molti altri diffetti e trascuragini in promuovere la publica edificatione e
servitio dell’anime, in modo che non è meraviglia che non siano in niuna
stima, anzi vilipesi da’ popoli, che non possono havere in veneratione
quei sacerdoti, da’ quali non ricevono essempi per la salute. Premendo
però sommamente a noi che non venga distrutta nelle anime di questa
pieve da’ mali portamenti d’alcuni ecclesiastici, ciò che viene edificato
dal buon zelo degl’altri, e che vengano tutti reintegrati al rispetto proprio
del loro grado, il che non si può conseguire senza l’esatta osservanza,
risserbandoci di procedere criminalmente per li mancamenti più
enormi, che si sono scoperti, ordiniamo e commandiamo per hora come
segue.
Prima inherendo all’editto da noi fatto promulgare De vita et honestate
clericorum prohibiamo l’uso de vestini di qualsisia sorte nelle publiche
fontioni di officii, processioni, etc. sotto la pena contenuta nel medesimo
editto, sotto cui pure intendiamo in ogni tempo et occasione