Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

RIVOLUZIONE RESTAURAZIONE RISORGIMENTO
Dott. F.° G. De Gregori
Carlo Caprera
Francesco Raschi
Da altre fonti sappiamo che poi, una volta rientrati gli Austriaci nel
mese di agosto, le armi della guardia civica istituita nei diversi comuni e
poi soppressa, dovettero essere consegnate ai comandi militari del restaurato
governo. 49
Ma il capitolo di quel 1848 non si chiuse nei primi giorni primaverili.
Altri episodi di storia risorgimentale si consumarono qui nell’estate successiva.
Giuseppe Garibaldi, che si trovava a Montevideo, alla notizia dello
scoppio della rivoluzione in Italia, il 15 aprile si imbarcò, arrivando a
Nizza il 21 giugno.
Il 4 luglio era a Roverbella, nel Mantovano, per mettersi al servizio di
Carlo Alberto di Savoia, che dopo i suoi tentennamenti aveva deciso di
mettersi in guerra contro l’Austria ed era impegnato contro le forze del
Radetzky, asserragliato nel famoso «quadrilatero» delle fortezze di
Mantova, Peschiera, Verona e Legnago per preparare la controffensiva e
riprendersi Milano.
Il re piemontese, ed i suoi ministri contattati in seguito, snobbarono,
ovvero preferirono scaricare Garibaldi, che deluso si recò a Milano, dove
il 25 luglio riuscì finalmente, con l’appoggio del Governo provvisorio
lombardo e del Mazzini, a mettere insieme un battaglione di volontari,
intitolato a Francesco Anzani, l’eroe di Alzate Brianza che lo aveva seguito
dalle Americhe fino a Nizza ed era morto a Genova il 4 luglio,
mentre lui stava trattando inutilmente con Carlo Alberto.
Proprio il 25 luglio il re veniva sconfitto dagli Austriaci a Custoza.
Garibaldi è dell’idea che la guerra contro gli Austriaci deve continuare: si
reca a Bergamo per reclutare volontari, ed il 4 agosto è pronto a ripartire
per Milano con 2.500 uomini, che vorrebbe portare a rinforzo dei piemontesi.
Ma deve correggere i suoi piani. Ripiega su Merate e Monza, per
puntare a Como, per il momento ancora libera dagli Austriaci, che stanno
rioccupando la Lombardia. Conta di appoggiarsi all’occorrenza sul Canton
Ticino, grazie anche all’apporto di volontari elvetici. Ma il Governo
svizzero ha dichiarato la neutralità, e non è ammesso passare la frontiera
senza deporre le armi.
675