Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE
Ressiga, deciso nel 1576 ed effettuato nel 1578, così che il cosiddetto
Prato Squellero, che si trovava prima sulla riva svizzera di Pedrinate-
Seseglio, passò nel territorio di Ronago. 42
L’apposizione dei termini, che tuttora in gran parte si vedono in molti
punti (integrati poi in occasione di diverse revisioni successive, tra cui la
più importante è del 1929) avvenne in applicazione del Trattato per il regolamento
de’ confini fra Sua Maestà l’Imperatrice Regina ec. Duchessa
di Milano ec., e i Lodevoli Dodici Cantoni Elvetici dominanti di qua de’
Monti accordato nel Congresso di Varese e rispettivamente dalla Maestà
Sua Imperiale Regia e da’ suddetti Lodevoli Dodici Cantoni ratificato,
più semplicemente noto come Trattato di Varese, firmato il 2 agosto
1752 dal conte Gabriele Verri, feudatario di Lucino, in rappresentanza
dello Stato di Milano in sostituzione e su delega del ministro plenipotenziario
Pallavicini, e dal capitano Giuseppe Antonio Heinrich, senatore
nel Consiglio del Cantone di Zug e commissario di Locarno, in rappresentanza
dei Dodici Cantoni.
In quell’occasione furono approvate le mappe 43 con la rappresentazione
dei confini e la localizzazione dei termini numerati, taluni solo siglati
con le iniziali dei comuni limitrofi, altri con l’intera dizione Stato di Milano
sul versante milanese e Stato Svizzero, ovvero Signori Svizzeri sul
lato opposto, talora con la datazione 1754, accompagnata sempre almeno
dalla sigla dei comuni: nel caso di Uggiate si legge U. M. (Uggiate Milanese)
e N. S. (Novazzano Svizzero).
La posa dei termini non bastò, in qualche caso, ad evitare violazioni
dei confini. Un episodio che creò screzi e proteste fra le autorità dei due
Stati ebbe come teatro ancora un’altra volta la valle di Chiasso Maggiore,
ossia la Valmulini, precisamente sul territorio comunale di Drezzo e di
Trevano, nel 1772.
Cosa mai capitò? Va ripetuto che a quel tempo la repressione del contrabbando
veniva sì fatta da militari inviati dal governo milanese; ma anche
i comuni esercitavano una certa vigilanza incaricando dei propri cittadini
come «uomini d’arme» (gli Svizzeri usano ancora la parola «gendarme»,
ossia gente d’arme), legittimati a reprimere il contrabbando
controllando ed eventualmente bloccando la merce in via di esportazione.
Naturalmente c’è da pensare che qualcuno ne abbia abusato, magari fingendosi
uomo d’arme, non tanto per amore del governo, ma con l’intento
di appropriarsi almeno di qualche porzione della merce intercettata.