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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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IL SETTECENTO: SECOLO DI RIFORME 521<br />

narisi», vale a <strong>di</strong>re con il daziere del sale in <strong>Uggiate</strong> (a <strong>Trevano</strong> il censo<br />

del sale era pagato a Casa Natta). 18 E si lamentava anche: «La Comunità<br />

d’<strong>Uggiate</strong> soccombe spesse volte sì per spese militari, che per cagione <strong>di</strong><br />

chiuse de passi in tempo <strong>di</strong> pestilenza... », riferendosi al blocco dei valichi<br />

per impe<strong>di</strong>re il transito e il commercio <strong>di</strong> bestiame a causa <strong>di</strong> epidemie<br />

epizootiche, con l’apposizione <strong>di</strong> una cintura <strong>di</strong> sanità al confine con<br />

la Svizzera.<br />

Nei nostri paesi e negli imme<strong>di</strong>ati <strong>di</strong>ntorni, del resto, non vi era altra<br />

attività commerciale, se non <strong>di</strong> «puoca considerazione»: un oste e un «feraro»<br />

a <strong>Uggiate</strong>, e così ad Albiolo, a Cagno e a Rodero; solo un oste a<br />

Casanova, un «feraro» a Caversaccio. Non si registra nulla a <strong>Trevano</strong>,<br />

anche se nel 1731 si annotava una ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> lire 20 a Marino Fabrizio per<br />

una «casa d’osteria», rilevata già nei processi del 1722, che era al Crepone,<br />

ossia al Cantü, ed era gestita a quel tempo da un Galli. Pertanto nei<br />

comuni locali non si riscuotevano tasse sul «mercimonio». Una relazione<br />

che stride un po’ rispetto a quel che <strong>di</strong>cevano i commercianti <strong>di</strong> Como,<br />

come si è visto nel capitolo precedente.<br />

Questa ra<strong>di</strong>ografia della pressione fiscale e dei suoi riflessi<br />

sull’organizzazione civile ed economica locale si concludeva con una<br />

lunga nota <strong>di</strong> libere osservazioni, che ciascun comune poteva esprimere,<br />

per dare suggerimenti a coloro che lavoravano alla riforma fiscale, e per<br />

meglio illuminarli sulla situazione specifica <strong>di</strong> ciascuna comunità. Di solito<br />

in questa perorazione finale si tendeva a mettere in maggiore evidenza<br />

ciò che era negativo, per invitare gli uffici fiscali a non appesantire la<br />

mano e a non sopravalutare la capacità contributiva dei comuni. Si sono<br />

così fissate notizie utili a conoscere la situazione climatica e la ren<strong>di</strong>ta<br />

della campagna locale, che costituiva l’unica fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to.<br />

In particolare si osservava, da parte della generalità dei paesi, che la<br />

valutazione dei boschi e dei prati andava detratta dall’effettiva ren<strong>di</strong>ta,<br />

perché dai padroni venivano concessi come «dote» a sussi<strong>di</strong>o della conduzione<br />

agricola degli arativi: i prati (ed anche i boschi da cui si prendeva<br />

lo strame, oltre che la legna) erano necessari per la tenuta del bestiame,<br />

<strong>di</strong> cui ci si serviva per lavoro e da cui proveniva il concime per i<br />

campi. Non era corretto, perciò, secondo i rappresentanti delle nostre<br />

comunità, considerarne la ren<strong>di</strong>ta a parte, per non fare doppioni <strong>di</strong> tassazione.<br />

Questi sono i concetti essenziali, <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso che letto in originale<br />

non appare sempre chiaro e comprensibile, sia per il linguaggio, sia

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