Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE
l’interessamento dell’onorevole Alessandro Tarabini per «ottenere, al
più presto possibile, l’emissione del relativo Decreto».
E la risposta non si fece aspettare molto. Sotto la data del 15
novembre 1937 veniva emesso il decreto di unificazione a firma del re
Vittorio Emanuele III, controfirmato da Mussolini. Il Prefetto di Como
ne dava comunicazione al podestà di Uggiate il 30 novembre; ma la
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale avveniva solo nel n. 1 del 3
gennaio 1938.
L’unificazione sarebbe stata considerata operante a partire dal 1
gennaio 1938, come comunicava il prefetto Piero Ducceschi in data 10
gennaio, che il giorno successivo nominava commissario prefettizio del
nuovo Comune di Uggiate Trevano il rag. Giuseppe Censi, già podestà di
Uggiate, «d’anni 40, industriale, Capitano in congedo, decorato di Croce
di Guerra, ammogliato con 2 figli, residente nel Comune di Bizzarone...».
Il protocollo del Comune di Trevano registrava le due comunicazioni
prefettizie il 18 gennaio 1938 ai numero 987 e 988.
Il comune storico di Trevano cessava in quella data ogni sua attività,
ed il nuovo ente entrava in funzione «dal giorno 19 corrente», ossia dal
19 gennaio 1938. Il passaggio delle consegne tra il rag. cav. Carlo
Pedroni, assistito dal segretario rag. Vittorio Riella, per l’ex-comune di
Trevano ed il rag. Giuseppe Censi del Comune di Uggiate Trevano,
assistito dal segretario Catelli, fu verbalizzato il 20 gennaio 1938. Era
giovedì. La storia della comunità locale voltava pagina.
La seconda guerra mondiale e la Liberazione
La crisi del primo dopoguerra, che aveva favorito in Italia la nascita
del Fascismo, aveva di converso aperto la strada al Nazionalsocialismo di
Hitler in Germania, dove lo spirito di rivincita contro le «plutocrazie»
occidentali metteva in incubazione la seconda guerra mondiale. Nei Paesi
industrializzati la famosa crisi del ’29, che si protrasse per anni, aveva
posto in primo piano le contraddizioni di un sistema capitalistico
incapace di uscire dalla logica di un esasperato liberismo, che metteva al
centro solo il lucro degli speculatori, incuranti dei bisogni sociali delle
masse. Vi furono, tuttavia, alcuni correttivi, che in Italia diedero qualche
effetto: la riduzione delle ore settimanali di lavoro per allargare
l’occupazione, l’incremento delle opere pubbliche per dar fiato alle
imprese. Nel 1935-36 si cercò di volgere l’attenzione fuori dai confini