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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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974 UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

Le chiese dei Mulini<br />

Sant’Alò dei Mulini <strong>di</strong> Chiasso Maggiore<br />

Anche ai Mulini <strong>di</strong> Chiasso Maggiore c’era anticamente una chiesa,<br />

de<strong>di</strong>cata a un misterioso S. Alò. Così <strong>di</strong>cono le visite pastorali <strong>di</strong> mons.<br />

Volpi del 1581 e <strong>di</strong> mons. Ninguarda del 1592.<br />

Mons. Volpi, che la vide sabato 21 ottobre 1581, or<strong>di</strong>nò: «che si inten<strong>di</strong><br />

interdetta dalla celebratione della messa fin tanto che l’altare sii allongato,<br />

et allargato alla forma debita et provistoli <strong>di</strong> calice, tovaglie, paramenti,<br />

et altre cose necessarie et murate le due fenestre avanti d’essa<br />

capella, o rinchiuse de cancelli, in modo che stando <strong>di</strong> fuori non si possi<br />

per dette fenestre vedere il celebrante.<br />

Sarà bene approposito slargare alquanto li ad<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> mezzo, et vi si<br />

pinghi sopra la porta, qual si tenghi serrata a chiavi». 52<br />

Da parte sua, mons. Ninguarda, che vi passò il 6 luglio 1592, provenendo<br />

da Bizzarone per andare a Drezzo (probabilmente via Novazzano-<br />

Ressiga), la descrisse così: «Visitata la capella <strong>di</strong> Santo Alò dei molini de<br />

Chiasso maggiore con un altarino picciolo al tutto nudo con il cancello <strong>di</strong><br />

legno aperto in mezzo. Ha per icona alcune figure depinte nel muro; ha il<br />

pavimento lastrigato, et tetto pianelato. Non se gli <strong>di</strong>ce messa due anni<br />

sono, né vi è campana. Non ha alcuna entrata». 53<br />

Dal confronto fra le due uniche descrizioni che ci sono pervenute, si<br />

riesce ad avere una visione ideale approssimativa: una cappelletta a capanna,<br />

con una porta stretta affiancata da due larghe finestre. All’interno<br />

un’aula rettangolare, con in testa un recinto <strong>di</strong> legno, per separare lo spazio<br />

dell’altarino addossato al muro sul quale spiccano delle figure <strong>di</strong>pinte.<br />

Il pavimento è <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> pietra, il soffitto ha un’or<strong>di</strong>tura <strong>di</strong> travetti,<br />

che reggono pianelle in cotto, così come si possono vedere nel San Martino<br />

<strong>di</strong> Albiolo o nel San Giorgio <strong>di</strong> Morbio: una soluzione tecnica, che ci<br />

riporta in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> qualche secolo, forse al Trecento, forse anche prima.<br />

L’ultima celebrazione risaliva al 1590.<br />

Resta ancora aperto il mistero della de<strong>di</strong>cazione a S. Alò: un nome<br />

<strong>di</strong>fficile da interpretare. A prima vista potrebbe sembrare un’abbreviazione<br />

<strong>di</strong> Aloisio, ossia Luigi. Ma forse la chiave più giusta <strong>di</strong> interpretazione<br />

è quella suggerita dall’unica documentazione finora trovata tra<br />

gli atti privati, che è anche la più antica; ossia il testamento del mugnaio<br />

Bernardo Dominioni, del 1523, <strong>di</strong> cui si è detto nel capitolo V, alle pagine<br />

166-167.

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