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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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UGGIATE TREVANO UNA COMUNITÀ E LA SUA PIEVE<br />

Non mancano infortuni mortali: nel 1839 un trentaduenne <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong><br />

muore travolto da un ammasso franato in una cava <strong>di</strong> sabbia; nel 1841<br />

un bambino uggiatese <strong>di</strong> 11 anni cade dal campanile ed un muratore <strong>di</strong> 33<br />

anni muore a Vercelli precipitando da una fabbrica; nel 1843 un altro<br />

conta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong> muore schiacciato.<br />

Nel corso <strong>di</strong> cinquant’anni, su 1.460 sono 52 (3,56 %) le persone che<br />

muoiono tra i 10 e i 20 anni; 49 (3,36 %) tra i 20 e i 30 anni; 79 (5,41 %)<br />

tra i 30 e i 40 anni; 71 (4,86 %) tra i 40 e i 50 anni; 85 (5,82 %) tra i 50 e<br />

i 60 anni; 134 (9,18 %) tra i 60 e i 70 anni; 90 (6,16 % ) tra i 70 e gli 80<br />

anni. Sono solamente 26 (1,78 %) coloro che passano a miglior vita dopo<br />

gli 80 anni, dei quali 2 superano i 90 anni: un possidente <strong>di</strong> <strong>Trevano</strong> che<br />

muore a 91 anni nel 1822, ed uno <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong> che muore a 92 nel 1851.<br />

Il contrabbando dei bambini<br />

I registri anagrafici ottocenteschi riservano altre sorprese, ed aprono<br />

finestre inaspettate su fatti <strong>di</strong> costume, che hanno toccato in particolare la<br />

pieve <strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>, in quanto zona <strong>di</strong> confine. Merita <strong>di</strong> essere ricordata qui<br />

la pratica del contrabbando <strong>di</strong> bambini dalla Svizzera verso l’Italia. Non<br />

certo per «venderli» su un favorevole mercato; semplicemente per abbandonarli<br />

in modo da assicurare la pubblica assistenza nell’ospizio<br />

dell’Ospedale S. Anna <strong>di</strong> Como.<br />

Si trattava <strong>di</strong> un’Opera Pia che affondava le ra<strong>di</strong>ci nei secoli. Già nel<br />

Me<strong>di</strong>o Evo, infatti, erano sorte case <strong>di</strong> accoglienza per madri che volessero<br />

abbandonare i figli nascituri, come quella fondata a Milano da un prete<br />

<strong>di</strong> nome Dateo nell’anno 797 per evitare lo scandalo dei neonati gettati<br />

nelle fogne o nei letamai. 40 Niente <strong>di</strong> nuovo sotto il sole!<br />

A Como già nel secolo XIII è citato l’ospedale <strong>di</strong> S. Giorgio, che era<br />

sorto con lo scopo specifico <strong>di</strong> accogliere ed allevare i bambini esposti.<br />

Nel 1483 esso fu assorbito con gli altri ospedaletti citta<strong>di</strong>ni nel nuovo<br />

Ospedale Maggiore <strong>di</strong> S. Anna; nel quale un reparto fu destinato appunto<br />

all’accoglienza ed assistenza ai bambini, che venivano allevati fino<br />

all’età <strong>di</strong> 7 anni, per essere poi collocati presso famiglie. Se si scorrono<br />

gli stati d’anime, ossia i registri dell’anagrafe delle parrocchie, quasi<br />

sempre nelle famiglie conta<strong>di</strong>ne compaiono uno o più «figli del venerando<br />

Ospitale», ossia trovatelli maschi e femmine, in servizio come famuli<br />

o fantesche. E lì crescevano, finché generalmente si sposavano e cominciavano<br />

una vita autonoma.

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