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Volume 2 (61 Mb) - Comune di Uggiate-Trevano

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IL SETTECENTO: SECOLO DI RIFORME 573<br />

rò furono contestati proprio per ragioni igieniche. 53 Ed anche sul territorio<br />

<strong>di</strong> <strong>Uggiate</strong>, al mappale 422, si registra nell’Ottocento il toponimo Risera<br />

su un terreno dei Somaini: segno che anche qui vi fu la tentazione <strong>di</strong> introdurre<br />

la coltura del riso, <strong>di</strong>menticando l’esperienza settecentesca ed il<br />

monito <strong>di</strong> quel modernissimo poeta che fu Giuseppe Parini, che con tanta<br />

chiarezza e tensione civile già nel 1759 aveva posto come problema morale<br />

il tema ecologico del rispetto dell’ambiente, e temeva i rischi indotti<br />

dalle marcite e dalle risaie, nell’ode intitolata La salubrità dell’aria, nella<br />

quale declamava: «Mira <strong>di</strong>pinti in viso / <strong>di</strong> mortali pallori / entro il malnato<br />

riso / i languenti cultori; / e trema, o citta<strong>di</strong>no, che a te il soffri vicino».<br />

E immaginava per chi «… per lucro ebbe a vile/ la salute civile» una<br />

condanna all’inferno, dove fosse immerso in un «orribil bitume», costretto<br />

a bestemmiare «il fango e l’acque / che radunar gli piacque».<br />

Nel caso della Val Mulini il timore paventato dal poeta si era tramutato<br />

in certezza, a danno dei poveri mugnai. Chi avrebbe mai pensato che<br />

la voce del Parini, fosse tanto profetica e avesse un riscontro <strong>di</strong> verità<br />

proprio qui, non lontano da quella Cavallasca da cui proveniva un risicultore<br />

e dove l’Accademia dei Trasformati, cui apparteneva il poeta<br />

brianzolo, si riuniva in casa Imbonati? Com’era già piccolo il mondo!<br />

Una strana caccia agli insetti nocivi… ma quali?<br />

Un curioso episo<strong>di</strong>o si registra nel 1788. 54 Il governo austriaco aveva<br />

previsto con una circolare del 14 maggio 1787 che si assegnasse un premio<br />

in denaro a quelle persone, che raccoglievano e consegnavano da <strong>di</strong>struggere<br />

una specie <strong>di</strong> insetti nocivi alle colture, che si chiamavano «carugole».<br />

Erano dei coleotteri, che <strong>di</strong>voravano le spighe del frumento<br />

(Anisoplia segetum). Ma il problema era <strong>di</strong> intendersi sull’identificazione<br />

della specie.<br />

La buona gente dei nostri paesi si mise alla caccia delle presunte carugole,<br />

per avere il premio. Così fece un Giosuè Manzi <strong>di</strong> Ronago.<br />

L’esattore Giovanni Butti <strong>di</strong> Albiolo pagò 5 lire e 10 sol<strong>di</strong> a un Carlo<br />

Ferrario <strong>di</strong> Olgiate.<br />

A Caversaccio accesero ad<strong>di</strong>rittura un falò in piazza alla presenza<br />

delle autorità per bruciare i malcapitati insetti, dopo averli fatti morire<br />

nell’acqua bollente. Lo certificò il parroco: «Attesto io infrascritto qualmente<br />

Angelo Maria Bernasconi e Domenico Sassi ambidue <strong>di</strong> Caversaccio<br />

hanno fatto morire con acqua bollente in pubblica piazza alla mia

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