Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...
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10 IAIN CHAMBERS<br />
mentali per toccare la ragione stessa <strong>del</strong> linguaggio e <strong>del</strong>la narrazione.<br />
Qui il politico slitta inevitabilmente nell’ambiguo potenziale<br />
<strong>del</strong> linguaggio, nel viaggio <strong>del</strong>le sue estensioni poetiche. L’adozione<br />
di questa prospettiva, unita alla constatazione <strong>del</strong>la natura<br />
inscindibile <strong>del</strong>l’etica e <strong>del</strong>l’estetica, ha fornito l’ossatura di questo<br />
libro. A questo punto, la proposta di una configurazione che<br />
acquisisca una forma dopo l’umanesimo tocca una corda più<br />
profonda allorché l’universalismo ricevuto in eredità viene collocato<br />
in un contesto storico e culturale preciso.<br />
Immanuel Kant nella Critica <strong>del</strong> giudizio (1790), nella celebre<br />
disquisizione sul bello e sul sublime, sostiene la necessità di una<br />
distanza critica e di uno sguardo disinteressato nell’appropriazione<br />
<strong>del</strong>la bellezza, e la natura <strong>del</strong> sublime come subordinata al<br />
consenso universale <strong>del</strong>la ragione. Quantunque il giudizio estetico,<br />
a differenza <strong>del</strong> giudizio teorico, non riesca ad affermare la<br />
propria validità sui concetti a priori, insistendo sull’universalità<br />
<strong>del</strong> gusto disinteressato <strong>del</strong>la collettività umana rientra a far parte<br />
<strong>del</strong>l’ambito <strong>del</strong>l’oggettività universale. Questa razionalizzazione<br />
<strong>del</strong> sentimento assicura le fondamenta <strong>del</strong> giudizio critico e la<br />
continua autorità <strong>del</strong> soggetto. Nondimeno, se la ragione non è<br />
in grado di fornire che una pallida rappresentazione di ciò che<br />
esprime il sublime, allora la provocazione <strong>del</strong>l’inquietante immensità<br />
e <strong>del</strong>l’infinita informità alienano potenzialmente la ragione<br />
da se stessa. Quanto appena asserito concede un varco al passaggio<br />
<strong>del</strong>la critica successiva dei limiti di una ragione incapace<br />
di percepire una conoscenza che la prevarica e mette in discussione<br />
la sua supremazia. Proprio questa indeterminazione, studiata<br />
successivamente dai romantici tedeschi ed esposta insistentemente<br />
da Friedrich Nietzsche, rappresenta una sfida alla sistematica<br />
disposizione <strong>del</strong>la conoscenza in una totalità autoreferente<br />
e concettuale. In ultima istanza questa eredità, che, volenti o<br />
nolenti, è anche la nostra eredità, è il disfacimento <strong>del</strong>l’umanesimo<br />
come disposizione critica. Questa è la strada attraverso cui la<br />
conoscenza può ottenere la libertà di seguire altre direttive. La<br />
distanza disciplinare viene turbata da vicinanze inattese che trasformano<br />
la condizione <strong>del</strong>l’estetica, <strong>del</strong>la poetica e dei linguaggi<br />
che esprimono il nostro potenziale.<br />
Ciò mi induce a vedere, sentire e avvertire nell’opera artistica<br />
un disturbo ininterrotto, una frattura nel tessuto di quanto