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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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138 IAIN CHAMBERS<br />

mette a dura prova i principi <strong>del</strong>la stabilità 1 . Vissuta come un<br />

ambiente di “crisi”, anziché come un ambiente pianificato, Napoli<br />

si presenta sia come città barocca che come città abissale. I<br />

suoi innumerevoli edifici seicenteschi e le incerte fondamenta<br />

sono testimoni silenziosi <strong>del</strong>la continua distruzione <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

lineare mentre il progetto urbano e architettonico si dissolve<br />

in suoni, strade e corpi che non si piegano facilmente alla stabilità<br />

strutturale cui anela la volontà moderna.<br />

Camminando per la città, percorro gli angusti vicoletti che si<br />

piegano verso l’interno, verso la piazza, verso una chiesa, o che mi<br />

portano ai monumenti eretti in nome <strong>del</strong>la morte e <strong>del</strong>la disgrazia<br />

(le guglie decorate o gli obelischi che commemorano eruzioni vulcaniche,<br />

terremoti e pestilenze); di rado le strade mi portano verso<br />

l’apertura <strong>del</strong> mare. È come se la città traesse le proprie energie<br />

dall’oscurità, dalle ombre, risucchiando la luce dalle cose in<br />

un riflesso di se stessa irreprimibile, che serve a illuminarne la<br />

passione e l’egocentrismo. Il mare è relegato al ruolo di accessorio,<br />

di appendice da cui un tempo giungeva il pesce e ora promanano<br />

gli effluvi urbani.<br />

Napoli è soprattutto una città verticale, che si riflette sia nella<br />

sedimentazione archeologica che nella stratificazione sociale. La<br />

scala sociale ha inizio con i monolocali al pianterreno (i bassi) e<br />

raggiunge gli attici e le terrazze <strong>del</strong>le classi di professionisti e dei<br />

residui di aristocrazia che rimangono aggrappati alla propria altezza.<br />

Il cielo e il mare vengono catturati in squarci, difficilmente<br />

è consentita la prospettiva laterale (democratica?); lo sguardo è<br />

bloccato dai vicoletti angusti oppure viene sviato verso l’alto, verso<br />

l’autorità laica e religiosa. Le aperture conducono con rapidità<br />

alla chiusura introspettiva: il luogo <strong>del</strong>l’iscrizione psicosomatica.<br />

Nell’etnografia <strong>del</strong>lo spazio, la scena urbana dimostra di essere un<br />

ambiente sia fisico che psichico.<br />

Forse l’aspetto che a prima vista colpisce maggiormente il turista,<br />

lo straniero, è che Napoli è una città che esiste soprattutto<br />

1 Prima Heidegger, poi Derrida hanno insistito sul fatto che sia un costrutto <strong>del</strong>la metafisica<br />

a cercare di velare l’abisso e ignorare l’instabilità <strong>del</strong> suolo incerto su cui gli edifici<br />

occidentali poggiano la propria filosofia, i propri progetti e i propri principi; si veda Wigley<br />

1996. Nella “demolizione critica” (kritischer Abbau, termine usato da Heidegger nelle<br />

sue prime lezioni nel 1920) o decostruzione, che scavano nella precarietà di quella tradizione,<br />

Napoli funge da luogo allegorico ideale.

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