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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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48 IAIN CHAMBERS<br />

versi, sovrapposto al <strong>mondo</strong> moderno, con la sua economia politica,<br />

i suoi linguaggi, le sue tecniche e la sua tecnologia che forniscono<br />

e sorreggono una cornice globale, quello spazio è divenuto<br />

altresì il luogo <strong>del</strong>la differenza, la “casa” di altre storie, culture e<br />

identità. Nel foggiare il <strong>mondo</strong>, si sono inevitabilmente trasposte<br />

le presunzioni <strong>del</strong>l’Occidente di possedere e dirigere il linguaggio<br />

e le istituzioni che portano il suo nome.<br />

Questa enfasi sulla dislocazione, sulla migrazione e sulla ri-appropriazione<br />

non viene proposta per recuperare l’emigrazione altrui<br />

pro domo mea, e per asserire che ormai siamo tutti “emigranti”.<br />

Piuttosto, significa registrare una risposta, una responsabilità,<br />

nei linguaggi di cui dispongo per operare la necessaria interruzione<br />

e la rivalutazione <strong>del</strong>la mia voce, <strong>del</strong>la mia storia e <strong>del</strong>la mia<br />

cultura in un <strong>mondo</strong> in cui il passaggio storico e la traduzione<br />

culturale <strong>del</strong>l’emigrazione sono divenuti inscindibili dalle definizioni<br />

<strong>del</strong>la modernità. Ecco che la configurazione sia poetica che<br />

politica <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> viene ricreata o foggiata in maniera differente.<br />

La visione rassicurante offerta dalla distanza critica <strong>del</strong>la prospettiva<br />

soggettiva e l’universalismo <strong>del</strong>la visione a volo d’uccello vengono<br />

adesso integrati e sovvertiti da uno sguardo obliquo che<br />

emerge da una storia e da un luogo particolari, necessariamente<br />

“dal basso”, che conducono allo spostamento e alla potenziale dispersione<br />

<strong>del</strong>la precedente visione.<br />

Che cosa compare, che cosa si registra e si ode, allorché si riconosce<br />

questo movimento?<br />

Posizionalità storiche<br />

La rigidità unilaterale <strong>del</strong>la relazione osservatoreosservato/soggetto-oggetto<br />

che ci ha lasciato in eredità l’umanesimo<br />

cede il posto a un linguaggio differente: meno violento nella<br />

sua caparbietà, più aperto nel suo significato. L’intenzionalità diretta<br />

e l’azione unilaterale cedono il posto a un incontro meno<br />

condizionato, alla ricettività, all’accettazione <strong>del</strong>l’ascolto. L’altro<br />

non viene fissato per essere decifrato e spiegato in quanto oggetto<br />

<strong>del</strong> mio discorso e <strong>del</strong>la mia conoscenza, bensì viene recepito come<br />

l’eco, la risonanza di ciò che sfugge alle intenzioni <strong>del</strong>la mia<br />

rappresentazione (Carchia 1982, p. 17).

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