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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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118 IAIN CHAMBERS<br />

Ascoltando questa musica in quest’ottica diviene possibile<br />

considerare la storia <strong>del</strong>le moderne musiche africano-americane<br />

come una forma di dialogo perpetuo con le possibilità (nonché<br />

con i limiti, che quando vengono riconosciuti offrono nuove<br />

aperture o spaccature nella forma esistente) <strong>del</strong>la città moderna:<br />

dal blues al jazz, dal soul al rap. Non sono forse tutte queste<br />

musiche modi diversi di esplorare la modernità (come lamento,<br />

protesta, gioia e rabbia, come poetica), invece che di respingerla<br />

categoricamente? Significativamente, ascoltare questa storia in<br />

questo modo significa invertire l’emarginazione frequentemente<br />

romantica <strong>del</strong>le sue voci. Qui le musiche nere non occupano più<br />

le annotazioni a margine <strong>del</strong>l’esotico, ma diventano centrate e<br />

centrali. Invece di essere considerate un abbellimento <strong>del</strong>la colonna<br />

sonora urbana, un ornamento emozionante che rivive e<br />

scuote il prevedibile tran-tran <strong>del</strong>la musica rock bianca <strong>del</strong> dopoguerra<br />

e la corrente principale per mezzo di una serie di “prestiti”<br />

e “ispirazioni”, in questi suoni neri, in questa “corrente<br />

nera”, si sente qualcosa di più. Scaturisce uno spostamento,<br />

un’altra versione culturale <strong>del</strong> “taglio” storico, che svela un altro<br />

centro <strong>del</strong>la produzione musicale metropolitana, un altro modo<br />

di stare nella città e di abitare il <strong>mondo</strong> moderno. A questo punto<br />

le musiche africano-americane ribaltano il presunto mo<strong>del</strong>lo<br />

<strong>del</strong>l’emarginazione sottoculturale e le loro culture <strong>del</strong>la resistenza<br />

(in eterno destinate alla subalternità e alla negazione), e divengono<br />

istanti che decentrano e ricentrano la partitura <strong>del</strong>la<br />

storia. L’ubiquità <strong>del</strong> reggae e <strong>del</strong> rap a livello globale, che si<br />

sparge in una miriade di varianti e traduzioni locali, è forse il<br />

sintomo più eloquente e resistente di questo riallineamento nella<br />

grammatica musicale metropolitana.<br />

Ma anche qualora venga riconosciuto questo adattamento<br />

strutturale, dando luogo a una differente mappatura e comprensione<br />

<strong>del</strong>la scena culturale, la presenza di Hendrix continua a essere<br />

fastidiosa. Pur spostando il centro <strong>del</strong>la musica moderna metropolitana,<br />

rimane una figura enigmatica. Come per il personaggio<br />

<strong>del</strong> gitano errante che egli aveva adottato per se stesso, talvolta<br />

è difficile mettere a fuoco o contestualizzare la sua posizione,<br />

tanto negli ambiti <strong>culturali</strong> degli anni Sessanta quanto in quelli<br />

odierni. Che sia proprio questa difficoltà, l’impossibilità di essere<br />

facilmente inquadrabile o scartabile, l’aspetto più istruttivo?

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