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Sulla soglia del mondo. L'altrove dell'Occidente - Studi culturali e ...

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VOCE NELL’OSCURITÀ, MAPPA DELLA MEMORIA 111<br />

evocazione soggettiva <strong>del</strong>l’utopia e di un erotismo di liberazione,<br />

questa controcultura ha segnato un inconfondibile slittamento al<br />

di là <strong>del</strong>la sua precedente acquisizione dei momenti stilizzati dai<br />

confini <strong>del</strong>la settimana lavorativa. Insistendo sull’utopia, la parabola<br />

<strong>del</strong> movimento studentesco in Europa, <strong>del</strong> radicalismo universitario<br />

negli Stati Uniti e la generalizzazione di una cultura che<br />

“aveva dato forfait” per abbracciare esperienze on the road, era<br />

destinata a essere interrotta da altre versioni <strong>del</strong> sogno. Le quali<br />

altre versioni, poste nell’emarginazione quotidiana dei corpi incasellati<br />

per razza e per sesso, in origine si scatenarono nelle lunghe<br />

e afose estati, quando la pressione fuoriusciva dal Sud, nonché dai<br />

ghetti. È lì che le musiche nere, in particolare la richiesta assidua<br />

<strong>del</strong> soul, hanno creato il più poderoso “connubio di erotico e politico”<br />

(Lefebvre 1968) 1 .<br />

Proprio in questa imprevista congiuntura di utopismo occidentale<br />

e <strong>del</strong> ritorno <strong>del</strong> suo passato represso, la musica di Hendrix<br />

ci invita a considerare una scena che va al di là <strong>del</strong>le sue rappresentazioni<br />

<strong>del</strong>la controcultura.<br />

È risaputo, e tuttavia significativo, che le origini <strong>del</strong>lo stile<br />

“psiche<strong>del</strong>ico” di Hendrix si possono identificare nella tradizione<br />

<strong>del</strong> blues urbano e <strong>del</strong> rhythm and blues presso gli afro-americani<br />

nel secondo dopoguerra. Si tratta di una tradizione che frustrava<br />

continuamente i tradizionalisti, dato che, in apparenza, passava irriverentemente<br />

da ciò che molti osservatori bianchi ritenevano<br />

“autentico” al “non autentico”: dall’immediatezza personale degli<br />

strumenti acustici all’anonima mediazione <strong>del</strong>l’amplificazione<br />

elettrica. Esplorata liberamente, questa tradizione nera rifiutava<br />

di restare prigioniera di un passato prescrittivo, e quindi si esponeva<br />

ai linguaggi <strong>del</strong> cambiamento, <strong>del</strong> catalizzatore culturale<br />

proposto dalla città e dalle sue culture urbane.<br />

Emerse così un’estetica urbana radicalmente innovativa. Nelle<br />

strade tortuose, improvvisate, <strong>del</strong> jazz o nelle autostrade diritte,<br />

elettriche <strong>del</strong> rhythm and blues, questa estetica forniva apertamente<br />

una risposta alla metropoli e alla modernità in maniera alquanto<br />

diversa dalla chiusura nervosa di un canone di derivazione<br />

europea che voltava sistematicamente le spalle alla città e cercava<br />

1 Qui Lefebvre commenta Herbert Marcuse.

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